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Il comune di Mileto

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MILETO (VIBO VALENTIA) – Giocattoli, sedie, banchi e disegni; un luogo dedicato ai bambini in apparenza come tanti altri, ma all’interno di quelle mura si sarebbero consumate delle violenze nei confronti di un bimbo di appena sei anni, Domenico, affetto da disabilità. Dopo l’operazione che ha portato all’arresto di quattro insegnanti i locali sono stati nuovamente aperti ieri pomeriggio in occasione della visita ispettiva del Garante per i diritti dei bambini, Marilina Intrieri che ha parlato anche con il sindaco Vincenzo Varone che con l’assistenze sociale Mirella Massara.

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DELL’ARRESTO DELLE MAESTRE DI MILETO

Una visita, come ha affermato nel corso di una breve conferenza stampa presso il palazzo municipale della cittadina normanna, necessaria «per accertare quale sia la reale situazione e tutelare la figura della vittima. Dinnanzi ad un caso delicato come questo – ha riferito – abbiamo il compito di accertare il motivo per il quale il bimbo abbia manifestato quella forma di malessere che lo ha portato a parlare con il consulente della procura, svelando, o meglio confermando, la presenza di anomalie all’interno della scuola primaria. È chiaro che l’azione principale, adesso, sia quella di preservare l’integrità psicologica del piccolo ed avviare questa indagine amministrativa che dovrà fare luce su tutta la vicenda». La Intrieri ha, infine, confermato che colloquierà con i genitori di Domenico ma ancora non ha stabilito il giorno, rammaricandosi del fatto che all’incontro non fosse presente la dirigente scolastica Marisa Piro, la quale sarà incaricata di effettuare una relazione sul caso. All’uscita dell’asilo c’è la zia di Domenico, Vittoria Arena, che si rivolge alle maestre coinvolte nella vicenda: «hanno rovinato mio nipote. Tutte lo picchiavano, ogni giorno, senza alcun motivo.

Spesso – racconta ancora – lo vedevo tornare a casa con diversi lividi al capo e alla mia domanda su cosa gli fosse successo lui rispondeva che era caduto. Ma nel dirlo si mostrava nervoso, segno evidente che aveva paura di parlare. Lo notavo poggiare le guance sul finestrino dell’auto quando andavo a prenderlo a scuola. Era turbato. Quindi, verso dicembre dell’anno scorso, sono andata all’asilo per saperne di più anche perché mi erano giunte strane voci. Ho riferito alla maestra De Liguori la presenza di queste indiscrezione e lei si è messa a piangere chiedendomi da dove fossero uscite, ovviamente negando tutto».

La Arena ha riferito ai cronisti che non era «assolutamente vera la notizia secondo la quale la famiglia non aveva mai chiesto l’auto dell’insegnante di sostegno. Domenico, purtroppo, non è un bambino come tutti gli altri e deve essere necessariamente seguito. Ecco perché avevamo fatto richiesto di un ulteriore aiuto. Ha bisogno di amore, di calore umano, non di ceffoni. E chissà quanti ne ha ricevuti prima che i carabinieri installassero le telecamere. Lo picchiavano e lui non non poteva difendersi e non aveva nessuno a cui chiedere aiuto. Tutti – continua nel suo sfogo la zia del piccolo Domenico – sapevano perfettamente che aveva una paura tremenda del buio e invece veniva rinchiuso in quella stanza, senza luce, con il terrore di incontrare quella figura immaginaria, ma lui non lo sapeva che lo fosse, che lo faceva piangere così tanto. Le maestre gli hanno bloccato la crescita, lo hanno rovinato per tutta la vita».

L’INTERROGATORIO ALLE MAESTRE

Hanno risposto al giudice per le indagini preliminari tre delle quattro maestre coinvolte nell’inchiesta “Don Rodrigo” su presunti maltrattamenti ad un bimbo disabile di sei anni. L’altra insegnante era stata già sentita dal gip mercoledì scorso ed anche lei aveva rinunciato di avvalersi della facoltà di non rispondere per offrire la sua versione dei fatti al magistrato. Ieri è stata la volta di Adriana Mangone, Elena Magliaro e Francesca De Liguori Cimino. Sia La Magliaro che la Cimino hanno ammesso di aver colpito il bimbo ma non nel modo in cui viene riportato nell’informativa dei carabinieri che hanno condotto l’indagine per conto della procura vibonese, aggiungendo che si sarebbero trattati, quindi, di buffetti dati con cadenza sporadica e senza alcun intento aggressivo. Buffetti, hanno riferito le due maestre, a volte necessari per far calmare il bimbo che manifestava segni di irrequietezza nei confronti dei compagni. Irrequietezza che «in due sole occasioni» ha spinto la docente De Liguori a spostarlo dal tavolo della mensa in cui erano seduti tutti gli altri alunni. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni della Magliaro la quale ha riferito, inoltre, delle «grandi difficoltà di gestione del piccolo». Anche la Mangone ha voluto offrire la sua versione dei fatti fornendo una spiegazione diversa da quelle che sono le risultanze investigative. Al momento tutte le insegnanti sono sottoposte alla misura degli arresti domiciliari.

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