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VIBO VALENTIA – Il sostituto procuratore di Vibo Valentia Santi Cutroneo ha chiuso l’indagine nei confronti dell’ex maresciallo dei carabinieri Sebastiano Cannizzaro accusato di omissione d’atti d’ufficio in relazione a querele non trasmesse all’autorità giudiziaria e al mancato invio di armi sequestrate alla distruzione e conservate, di fatto, in una stanza della caserma dei carabinieri di Sant’Onofrio, che il sottufficiale dirigeva, e della quale era il solo ad avere la chiave.

Cannizzaro, radiato dall’Arma, secondo l’accusa non avrebbe comunicato all’autorità giudiziaria 116 denunce-querele impedendo ai magistrati di venire a conoscenza delle notizie di reato e di impartire eventuali deleghe d’indagine finalizzata a raccogliere elementi di prova. L’ex sottufficiale avrebbe anche omesso la comunicazione delle armi sequestrate e di cui era stata già ordinata la distruzione da parte dell’autorità giudiziaria.

L’ex sottufficiale è attualmente imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta “Romanzo criminale” (LEGGI LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE ROMANZO CRIMINALE) sul clan di ‘ndrangheta Patania di Stefanaconi del quale, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbe agevolato l’ascesa. Dopo quasi un anno di detenzione nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere (Caserta), torna in libertà. A disporre la scarcerazione senza alcuna misura alternativa è stato il gip di Catanzaro Assunta Maiore che ha accolto la richiesta dei legali dell’ex sottufficiale, Pasquale Patané e Antonio Pontoriero.

La figura di Cannizzaro è legata a quella del sacerdote don Salvatore Santaguida per il quale il tribunale di Catanzaro, pur evidenziando la gravità del quadro indiziario, ha escluso la possibilità di una misura cautelare. Nel provvedimento si afferma come la condotta ascrivibile a Santaguida fosse “pienamente e completamente collegata a quella del maresciallo Cannizzaro nel senso che quanto riferito dal parroco ai Patania non costituiva frutto di patrimonio conoscitivo proprio, quanto, invece, di conoscenze “de relato”, siccome provenienti da Cannizzaro nel corso degli incontro ovvero dei colloqui telefonici».

Il gip ha poi evidenziato come il quadro probatorio nei confronti dell’ex maresciallo possa dirsi cristallizzato in quanto nei suoi confronti è stata esercitata l’azione penale e ha posto in evidenza l’insussistenza della reiterazione del reato in quanto l’indagato non potrà più tornare a svolgere il ruolo precedentemente ricoperto neppure presso altre sedi di servizio, avendo appunto perso il grado e risultando, allo stato, un militare che tra l’altro ha già avanzato domanda di pensionamento.

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