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Una decisione in linea con il miserevole stato in cui da tempo versano alcuni dei maggiori siti archeologici della città che, da possibile risorsa economica sono diventati una vera vergogna

di FRANCESCO PRESTIA

VIBO VALENTIA – Alcuni lavori stradali hanno fatto emergere di recente un ulteriore tratto delle monumentali mura greche dell’antica Hipponion, ma essi, col placet della Sovrintendenza archeologica della Calabria (complice verosimilmente la mancanza di fondi), anziché essere resi fruibili a studiosi e visitatori, finiranno di nuovo sotto terra.

Questo accade, ironia della sorte, sulla strada intitolata al grande archeologo trentino Paolo Orsi, colui che circa un secolo addietro scoprì una parte della grande cinta muraria. Che sotto quella carreggiata passasse il tracciato delle mura gli studiosi lo sapevano da tempo. Accanto al tratto portato alla luce dall’Orsi, infatti, sporgono dal terreno i resti di altri grossi blocchi di arenaria che la lunga azione delle intemperie atmosferiche ha trasformato in pietra dura. La loro posizione lascia chiaramente intendere che la cinta si dirigesse proprio sotto l’attuale via Orsi per proseguire verso il Belvedere, nel Parco delle Rimembranze.

Della vicenda se ne è interessata anche la parlamentare dei Cinque Stelle Dalila Nesci che ha scritto un’interrogazione al ministro per i Beni culturali Dario Franceschini

Via Orsi è la strada che nell’ideale percorso dell’istituendo Parco archeologico urbano mette in comunicazione la sommità della collina, (località archeologica Cofino) con il tempio dorico del Belvedere, nel Parco delle Rimembranze, altra grande area sacra greca della città compresa nel futuro Parco, già finanziato con 3 milioni di euro. Al riguardo, proprio ieri il Comune ha aggiudicato l’appalto di una prima tranche per 800mila e rotti euro.

A seguito di alcune segnalazioni di cittadini, siamo andati sul posto per saperne di più ma il cronista, in cerca di notizie, si è trovato di fronte la reazione sconcertante di un’archeologa della Sovrintendenza che, invece di illustrare (per come ci aspettavamo) l’importante ritrovamento, ha ordinato nervosamente agli operai di coprire subito il tutto e ci ha ingiunto (!) di allontanarci immediatamente altrimenti avrebbe chiamato i carabinieri. I lavori sono eseguiti da una ditta per conto del Comune, sotto la supervisione di personale della Sovrintendenza sia per la grande valenza storica del percorso e sia perché, come detto, a poca distanza c’è l’area del Cofino, dove di recente sono stati ritrovati i resti del monumentale tempio ionico di Persefone.

Lo scavo effettuato a lato della carreggiata per posizionare un grosso tubo per la raccolta delle acque meteoriche ha fatto venire alla luce grossi pezzi di arenaria che però, come detto all’inizio, verranno nuovamente sepolti sotto il cemento o la terra. Una decisione che fa il paio con il miserevole stato in cui da tempo versano alcuni dei maggiori siti archeologici della città che, da possibile risorsa economica (turismo culturale) sono diventati una vera vergogna. Sia le mura greche che il tempio del Belvedere che, ancora, i mosaici a S. Aloe sono praticamente “invisitabili”, fortemente degradati e sommersi da erbacce e rovi. Una situazione mortificante che, come viene lamentato da chi ama la storia bimillenaria della città, non sembra aver attirato finora l’attenzione di chi dovrebbe porvi rimedio.

Se questo è il contesto, non meraviglia che altri resti di quella che fu la più grande cinta urbana calabrese di epoca magno-greca vengano rimessi sotto terra. Con tanti saluti a Paolo Orsi. E pensare che proprio ieri, come detto, il Comune ha dato il via libera alla realizzazione del primo lotto dei lavori per il parco archeologico “Hipponion – Vibo Valentia” che riguarda anche quest’area. Da un lato, dunque, si cerca di preservare una memoria storica di elevato pregio, dall’altro invece la si affonda a colpi di cemento. Paradossi tutti vibonesi.

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