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Operazione della Guardia di finanza sulla Salerno-Reggio Calabria: dai sub appalti irregolari alla gestione dei rifiuti. Sequestrati anche un tratto di strada provinciale e una interpoderale. Sono 21 gli indagati

VIBO VALENTIA – I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia hanno sequestrato in via preventiva il Tronco 3 – Tratto II, Lotto III dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria tra gli svincoli di Mileto, nel Vibonese, e Rosarno, nel Reggino, per un tratto di circa 8 chilometri e mezzo.

Sotto sequestro anche un tratto della strada provinciale 58, in corrispondenza del viadotto sul fiume Mesima (Mesima 4) e di una strada interpoderale asservita ad un cantiere e di tutte le aree di rispetto adiacenti al tratto dell’A3. 

L’autostrada non verrà chiusa al transito dei veicoli contrariamente alla Provinciale numero 58 in provincia di Vibo Valentia, arteria che conduce a Dasà.

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Nel corso delle indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, sono emerse, oltre all’ipotesi di reato di disastro doloso, anche ipotesi di concessione di lavori in sub appalto senza la prescritta autorizzazione della stazione appaltante, truffa aggravata ai danni di ente pubblico in relazione all’indebita percezione di pagamenti per smaltimento di rifiuti di lavorazione, attestato mediante falsa documentazione, falso materiale ed ideologico commessi nella redazione della contabilità lavori. L’inchiesta avrebbe anche evidenziato che esiste un «rischio idraulico/idrogeologico che investe l’opera».

IL FIUME ESONDATO – Secondo l’indagine, l’esondazione del fiume Mesima, avvenuta il 23 marzo scorso, è stata provocata dall’eliminazione di un «tratto considerevole del preesistente argine sinistro del corso d’acqua a monte del viadotto autostrada». Nel provvedimento di sequestro del tratto autostradale viene evidenziato come sono stati commessi «fatti diretti a cagionare un disastro ed in particolare l’esondazione delle acque del Fiume Mesima, verificatosi il 23 e 24 marzo scorso, e la conseguente inondazione con riversamento nella strada attigua Sp 58 e nelle aree golenali, minando la sicurezza dei luoghi e delle attività e facendone derivare un pericolo per l’incolumità pubblica».

RIFIUTI MAI SMALTITI – L’indagine ha evidenziato anche falsi registri di contabilità che sono stati realizzati per ottenere dall’Anas denaro per lavori mai realizzati. In particolare i falsi documenti riguardano lo smaltimento di rifiuti provenienti dalla demolizione di sovrastrutture stradali. Nel provvedimento di sequestro del tratto autostradale viene evidenziato che la falsa documentazione relativa ai rifiuti da smaltire è stata realizzata dall’impresa «Cavalieri Ottavio spa, impegnata nello svolgimento dei lavori di ammodernamento ed adeguamento del tronco 3 – tratto II Lotto III dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria».

I rifiuti erano diretti «per lo smaltimento alla società Ecosistem, un conferimento di tale tipologia in realtà mai effettuato per un quantitativo pari a 2.919.610 chili, relativo alle mensilità di ottobre – dicembre 2012 al fine di ottenere un incremento della indennità di discarica per materiali inquinanti». I falsi documenti hanno indotto in «errore l’Anas, ente pubblico deputato a corrispondere la predetta indennità e procuravano un ingiusto profitto alla società Impresa Cavalieri Ottavio spa, rappresentato dalla liquidazione a titolo di indennità di discarica per 403 mila euro».

INDAGATI IMPRENDITORI E DIRIGENTI ANAS – Complessivamente sono ventuno le persone indagate a vario titolo. Sono dipendenti e dirigenti dell’Anas, i progettisti dell’opera, i responsabili della sicurezza in fase di progettazione e degli aspetti geologici, il direttore dei lavori ed il legale rappresentante della società che ha realizzato l’opera.

Si tratta di: Gregorio Cavalleri, 65 anni, di Dalmine (Bergamo); Vincenzo Musarra, 63, di Verdello (Bergamo); Marco Angelo Bosio, 59, di Sergnano (Cremona); Maurizio Aramini, 43, di Roma; Gianfranco Vasselli, 56, di Roma; Angelo Dandini, 47, di Anagni (Firenze); Fabrizio Tragna, 43, di Palermo; Settimio Branchi, 62, di Roma; Giovanni Parlato, 49, di Roma; Francesco Paolo Campanella, 48, di Castelluccio Inferiore (Potenza); Marcello Ranalli, 58, di Giulianova (TE); Carla Rota, 54, di Almé (Bergamo); Alessandro Rossi, 52, di Castiglion Fibocchi (Arezzo); Dino Lamporini, 57, di Filattiera (Messina); Giovanni Fiordaliso, 46, di Reggio Calabria; Consolato Cutrupi, 45, di Reggio Calabria; Salvatore Bruni, 40, di Catanzaro; Francesco Caruso, 47, di Cosenza; Antonio Pio Cannatà, 49, di Cinquefrondi (RC); Pietro Lo Faro, 57, di Decollatura (CZ); Maria Stella Orecchio, 44, di Soriano Calabro (VV).

IL LAVORO DELLA PROCURA – «È stata realizzata un’opera importante in palese violazione della normativa che tutela dal rischio idrogeologico». Lo ha affermato il procuratore capo di Vibo, Mari Spagnuolo, commentando il sequestro.

«Dalle risultanze tecniche è emersa una serie di incongruenze importanti tra il progetto e l’opera terminata che ci ha spinto ad agire celermente per evitare pericoli per le persone. Si è trattato di un’attività molto complessa – ha a ggiunto il magistrato – che abbraccia diversi filoni in un lavoro iniziato dalla Procura distrettuale e poi confluito a quella ordinaria. Adesso dobbiamo capire se queste difformità tra il progetto e quanto poi realizzato incidano sulla sicurezza statica del tratto autostradale sequestrato. Procederemo ad effettuare, pertanto, le verifiche anche perché ci sono dei collaudi dell’Anas che vanno presi con le pinze perché abbiamo emergenze investigative che li contraddicono. Allo stato, tuttavia, parrebbe non ci siano problemi di staticità».

Sulla tutela del rischio idrogeologico in un area che già nel marzo scorso ha finito per essere allagata dall’esondazione del Mesima, Spagnuolo ha riferito che questo discorso afferisce «solo alla zona sottostante i quattro viadotti, nella quale ricade anche la Provinciale 58 che hanno visto l’apposizione dei sigilli per evitare situazioni di pericolo».

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