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Il tribunale di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Era stato ucciso nel giardino di casa. Il traditore, la serpe in seno che doveva essere annientata nonostante il legame di sangue.

(LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO DI GIUSEPPE MATINA)

Ma, si sa, in una guerra di ‘ndrangheta questi sono particolari ai quali non ci si può aggrappare per vedersi salva la vita. Giuseppe Matina, soprannominato “Gringia”, questo lo sapeva, era consapevole di star rischiando grosso ed infatti ha pagato con la vita nonostante fosse la cugina di primo grado una dei mandanti del suo omicidio. Mandanti che per la procura distrettuale di Catanzaro avevano nomi e volti e che adesso – seppur non tutti – ce l’hanno anche per il giudice per l’udienza preliminare Saccà il quale ha comminato tre ergastoli e una condanna e 20 anni per quel delitto avvenuto la sera del 20 febbraio del 2012 nel giardino di casa della vittima, padre di due figli, e ritenuta componente del gruppo Bartolotta.

Carcere a vita per i fratelli Saverio, Salvatore e Giuseppe Patania, mentre 20 sono stati gli anni inflitti a Nicola Figliuzzi.

Assoluzione, invece, per Giuseppina Iacopetta, madre dei tre Patania, e vedova del boss Fortunato Patania, ammazzato il 18 settembre del 2011 durante la guerra di ‘ndrangheta (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO OMICIDIO), e per l’altro figlio, Nazzareno che incassano il secondo verdetto favorevole dopo quello del processo “Gringia” (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SENTENZA), filone principale degli omicidi, mentre per quanto concerne il filone del reato associativo sono stati entrambi condannati rispettivamente a 14 e 12 anni. Il pm Camillo Falvo, in sede di requisitoria, aveva chiesto 5 ergastoli e 30 anni per il solo Figliuzzi. Il Collegio di difesa era costituito dagli avvocati Costantino Casuscelli, Giuseppe Di Renzo, Antonio Barilaro, Sergio Rotundo, Nicola Cantafora, Vincenzo Strazzullo, Gregorio Viscomi e Giancarlo Pittelli.

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