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VIBO VALENTIA – Diciotto anni di carcere a testa. A tanto ammonta la richiesta avanzata dal pm Concettina Iannazzo nei confronti degli imputati Saverio Ramondino (26 anni) e Arcangelo Michele D’Angelo, (29 anni) entrambi di Piscopio, accusati dell’omicidio del 45enne Francesco Fiorillo, avvenuto  il 15 dicembre del 2015 lungo la Statale 18 nei pressi della stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo.

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La vittima fu attesa davanti ad una sua proprietà dai killer che lo attinsero con  con almeno otto colpi d’arma da fuoco. La requisitoria del rappresentante dell’Ufficio di Procura ha chiuso dunque la prima fase della discussione che vedrà le difese, nelle persone degli avvocati Francesco Sabatino (per Ramondino), Marco Talarico e Guido Contestabile (per D’Angelo), intervenire il 4 febbraio del prossimo anno davanti al gup Tiziana Macrì, nel processo che si sta celebrando con le forme del rito abbreviato.  Ramondino e D’Angelo erano stati arrestati dalla Squadra Mobile di Vibo nel febbraio del 2019.

Ad incastrarli erano stati le dichiarazioni fornite agli inquirenti da Antonio Zuliani, 27 anni, compaesano degli imputati, e già condannato dal gup del Tribunale di Vibo a 14 anni di reclusione. Che le indagini sul delitto non fossero terminate con l’arresto di quest’ultimo, lo si era compreso sin da subito: il giovane non poteva aver fatto tutto da solo. E da lì, le attività investigative si erano, quindi, sviluppate attorno alla cerchia relazionale dell’indagato portando a far emergere rapporti, nel periodo dell’omicidio, tanto con D’Angelo quanto con Ramondino.

A fare il resto ci avevano pensato altri elementi: l’assenza di segnale dei cellulari dei due arrestati di ieri, la sera dell’agguato, dopo che nei giorni precedenti i contatti erano stati frenetici. Non sono mai stati chiariti i motivi alla base del delitto e i possibili mandanti. 

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