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Giovanni Emmanuele

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VIBO VALENTIA – Condannato in via definitiva a sette anni e otto mesi di reclusione per reati in materia di droga da qualche tempo si è reso latitante sottraendosi ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Vibo.

Lui è Giovanni Emmanuele, 32enne di Soriano, già noto alle forze dell’ordine e considerato esponente del gruppo criminale che fa capo a Bruno Emanuele – che sta scontando l’ergastolo per la duplice uccisione dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo – e scampato l’1 aprile del 2012 ad un agguato con fucile a pallettoni mentre si trovava nella sua auto.

Nei giorni scorsi il verdetto definitivo della Cassazione a carico del giovane che ha respinto il ricorso dell’imputato nell’ambito dell’operazione “Biancaneve”, risalente al 2014, che aveva visto coinvolti anche Pietro Nadile, 45 anni, Raffaele Francolino (36) e Domenico Tassone (35).

L’inchiesta aveva fatto emergere che gli indagati comunicassero al telefono utilizzando un linguaggio criptico, decifrato però dagli investigatori della squadra mobile.

Si era così scoperto che per indicare la droga venivano usate parole come “operaio”, “rumeno”, “negro” , “il figliolo della prima volta”, oppure per comunicare che la sostanza non era buona o che non aveva gli stessi effetti allucinogeni di quelle precedenti venivano usate frasi del tipo “il negro non lavora per niente”, oppure “porta il figliolo della prima volta”.

Questa notte, i carabinieri di Soriano agli ordini del maresciallo Barbaro Sciacca, si sono recati presso una abitazione nella parte storica del paese, nella quale ritenevano ci fosse Giovanni Emmanuele per notificare l’ordine di carcerazione ma non lo hanno trovato.

Hanno però arrestato il fratello Salvatore, che si stava intrattenendo con altre persone, per resistenza a pubblico ufficiale per essersi scagliato contro i militari dell’Arma. Per lui, difeso dall’avvocato Pamela Tassone, è stato disposto il processo per direttissima.

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