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ASTI – Forti sconti di pena in Appello al processo “Barbarossa” sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste, soprattutto vibonesi, fra i territori di Asti e Costigliole. Alla sbarra in particolare la famiglia Stambé, originaria di Sant’Angelo di Gerocarne, ma anche presunti esponenti apicali dei clan del Reggino trapiantati in Piemonte.

In particolare, gli Stambè sono tutti componenti dello stesso ceppo familiare che dal piccolo centro delle Preserre, tra gli anni ’80 e ’90 si trasferì in questa area della Pianura Padana. E così ieri mattina la sentenza della Corte d’Appello di Torino sui ricorsi di 15 imputati (che avevano sostenuto il rito abbreviato), riconosciuti al vertice dell’organizzazione.

Bruno Agostino (originario di Soriano) si è visto riformare la pena: dagli iniziali 10 anni e 4 mesi agli attuali 9 anni e 10 mesi. Lo sconto di pena maggiore è stato quello a carico di Michele Stambè che è passato da una prima condanna a 20 anni ad una di 10 anni di reclusione. Importante anche la riforma per Rocco Zangrà, ritenuto il referente dell’organizzazione per tutta la zona di Alba che avrebbe avuto influenza anche sulla locale di Asti: a fronte dei 12 anni e 8 mesi inflitti in primo grado per il solo processo Barbarossa, in Appello la pena finale è stata di 6 anni e 6 mesi comprensivi anche dell’operazione “Albachiara”, aggiunta in continuazione all’inchiesta astigiana.

Per Daniele Stambè, la condanna è passata da 9 anni agli attuali 6 anni. Il terzo Stambè coinvolto, Salvatore, è passato da una pena iniziale di 11 anni e 8 mesi ad una finale di 7 anni. Salvatore Carè è stato condannato ad 8 anni, tre in meno rispetto al primo grado mentre per Luca Scrima gli anni inflitti sono stati 9 e 9 mesi contro i 14 anni e 8 mesi del primo grado.

Giuseppe e Ferdinando Catarisano, padre e figlio, sono passati da 9 anni e 4 mesi del primo grado a 6 anni concordati con i giudici di Corte d’Appello. Confermata invece la pena a carico di Vincenzo Emma: 10 anni, come in primo grado ma in continuazione con un’altra sentenza sempre riguardante un processo di associazione mafiosa.

I fratelli Giuseppe e Adriano sono stati condannati a 6 anni e 6 mesi. Gianfranco Guzzetta dovrà scontare 6 anni (9 anni in primo grado), Agim Lena 3 anni (5 anni e 4 mesi prima condanna) e Massimo Marchiori 8 mesi contro gli iniziali 3 anni e 4 mesi. Confermati inoltre i risarcimenti che erano stati disposti per i Comuni di Asti e Costigliole costituiti parte civile con l’avvocato Giulio Calosso, Mentre si attende per la prossima settimana il deposito delle motivazioni per il processo Barbarossa che si è tenuto con rito ordinario al Tribunale di Asti.

Salvatore Stambé, verso la fine del 2017, aveva manifestato l’intenzione di collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Torino facendo riempire una serie di verbali, salvo poi tornare sui suoi passi nel giro di qualche settimana. le sue dichiarazioni rilasciate agli investigatori piemontesi sono risultate, a quel punto, inutilizzabili ai fini del processo.

Il Collegio dei difensori era formato dagli avvocati, Mirate, Scaramozzino, Fenia, Calabrese, Coda, Cellerino.

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