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Il tribunale di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – È un verdetto importante non solo perché ha una valenza pecuniaria ma anche storica in quanto chiude una vicenda che si trascinava da decenni. Certamente l’occhio è destinato maggiormente a cadere sull’aspetto risarcitorio visto che la persona condannata dovrà pagare 1,25 milioni di euro alla parte offesa. Il tutto è contenuto nelle 10 pagine del verdetto emesso dal giudice Gilda Danila Romano nella causa che vedeva contrapposti Francesco Franzé, soggetto riconosciuto vittima di mafia di Arena, e Domenico Sette, 53 anni, entrambi di Arena ma quest’ultimo residente nella vicina Dasà.

E proprio il secondo si è visto infliggere la condanna per il tentato omicidio di Franzé, commesso nel 1995 a colpi di fucile caricato a pallettoni, nel quale riportò lesioni gravissime e permanenti.

La parte offesa, unitamente alla madre, Anna Barba, sono stati fondamentali per portare alla luce quella che è stata riconosciuta come “Mafia del pane”, operante negli anni ’90 nella zona della valle dell’alto Mesima, sgominata da un’omonima operazione che portò alla condanna dello stesso Sette, il quale avrebbe cercato di ottenere il monopolio nella produzione e distribuzione del pane nella zona e proprio nell’ambito di questi avvenimenti si verificò il tentativo omicidiario ai danni di Franzé che si è affidato, per la domanda risarcitoria, agli avvocati Nazzareno Latassa e Marcello Scarmato.

Domenico Sette è stato condannato dal giudice di Vibo al pagamento di 686mila euro a titolo di risarcimento del danno, oltre alla rifusione in favore di Francesco Franzè delle spese di giudizio, liquidate in 5.493,67 euro. Alla somma, il giudice è arrivata attraverso i seguenti riconoscimenti: 674.101,00 euro per il 75% del danno biologico; 7.056,00 euro per 72 giorni di inabilità temporanea assoluta; 3.479,00 euro per 71 giorni di inabilità temporanea parziale al 50% e 1.494,50 euro per 61 giorni di inabilità temporanea parziale al 25%. Per come si legge nella sentenza, tutte le eccezioni di nullità della citazione eccepite dal condannato sono state respinte dal giudice, compresa quella che puntava alla prescrizione dell’azione risarcitoria da parte di Franzé.

Sempre nel verdetto viene riportato che dalla certificazione medica versata in atti e dalla consulenza tecnica medico legale d’ufficio è rimasto accertato «che Francesco Franzè è stato attinto da colpi d’arma da fuoco sparati da Mimmo Sette che hanno determinato la sottoposizione della stessa vittima ad un intervento chirurgiche gli ha salvato la vita, stante la gravità delle lesioni che hanno comportato due ricoveri ospedalieri ed un lungo periodo di degenza. Per un dato periodo temporale, inoltre, Francesco Franzè è dovuto ricorrere alla carrozzina ed alle stampelle, riportando anche un trauma psicologico ed un’invalidità permanente pari al 75%».

I due legali della parte offesa, inoltre, hanno notificato l’atto di precetto a Sette hanno aggiunto il pagamento di altre somme: per la precisione 338mila euro di interessi legali, 224mila a titolo titolo di rivalutazione monetaria, più altre spese generali (cassa di previdenza e Iva) che hanno fatto lievitare sensibilmente la cifra: 1.250.257,60 euro.

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