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La Corte d'Appello di Catanzaro

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VIBO VALENTIA – Si è chiuso con due assoluzioni piene, una riforma della pena e per il resto conferma del verdetto di primo grado, il processo d’Appello, davanti la Corte d’Assise di Catanzaro – nato dall’operazione “Conquista” del dicembre 2016 – a carico di Pasquale, Nicola e Domenico Bonavota, Onofrio Barbieri e Francesco Fortuna, avente ad oggetto gli omicidi di Raffaele Cracolici, detto “Lele Palermo”, avvenuto il 4 maggio del 2005 lungo la Ss18 in località Colamaio, e di Domenico Di Leo, alias “Micu u catalanu”, commesso il 12 luglio successivo a Sant’Onofrio, e il danneggiamento al resort di Pippo Callipo.

La Corte (presidente Garofalo, a latere Commodaro) ha assolto i fratelli Pasquale e Nicola Bonavota (condannati all’ergastolo in primo grado), accogliendo le richieste avanzate dagli avvocati Tiziana Barillaro, Alessandro Diddi e Nicola Cantafora; infliggendo invece la pena dell’ergastolo all’altro fratello, Domenico (avv. Enzo Gennaro e Cantafora), 30 anni a Francesco Fortuna, ritenuto il killer di entrambi i delitti (avv. Sergio Rotundo e Salvatore Staiano) e riformando la pena a 30 anni a carico di Onofrio Barbieri (avv. Staiano e Rotundo), assolto per tre singoli capi d’imputazione.

Rideterminazione della pena anche nei confronti del collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi, a 4 mesi di di reclusione. Confermata nel resto la sentenza di primo grado con le condanne a 4 anni per Giuseppe Lopreiato, Domenico Febbraro, anche loro di Sant’Onofrio, e Vincenzino Fruci, di Acconia di Curinga. Febbraro era accusato di aver esploso 11 colpi di pistola all’indirizzo del cancello di ingresso della struttura ricettiva “Popilia Country Resort” e sul posto sarebbe stato accompagnato da Lopreiato, presunto autista di Domenico Bonavota e presunto mandante della sparatoria.

Regge, quindi, anche in Appello il castello accusatorio messo in piedi a suo tempo dalla Dda di Catanzaro e dai Carabinieri.  I moventi dei delitti risiederebbero, secondo l’accusa, nell’intenzione, da parte del clan Bonavota, di eliminare i rivali per prendere il dominio sia della zona industriale di Maierato che di quella di Curinga.

In particolare Lele Palermo, sarebbe stato eliminato dal clan Bonavota per sgomberare il campo da uno scomodo rivale sull’area industriale di Maierato.

Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalanu”, era ritenuto dagli inquirenti un componente dello stesso clan Bonavota con il ruolo di “braccio armato”. Entrato in contrasto con i figli del defunto boss Vincenzo Bonavota, è stato attinto da decine di colpi di Kalashnikov e fucile a pompa.

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