X
<
>

Le villette di contrada Buffetta a Vibo Valentia

Condividi:
3 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – Finisce in una bolla di sapone il processo per le presunte lottizzazioni abusive in località “Buffetta”, area sita nei pressi del popoloso quartiere “Cancello Rosso”, sottoposta a sequestro giudiziario nel 2016 a seguito dell’inchiesta condotta dalla Procura ordinaria.

Ieri mattina il giudice monocratico Anna Moricca ha infatti disposto la prescrizione dei reati per gli 11 imputati che avevano optato per il rito ordinario. Stessa sorte era toccata, nel 2018, ad altri due: Rosario Russo e Gabriele Corrado (entrambi difesi dagli avvocati Marco Messina e Rocco Barillaro).

Non si potrà dunque esercitare l’azione penale per Francesco Alessandria (Avv. Mario Bagnato), ex assessore all’Urbanistica del Comune di Vibo, Rosario Russo, Domenico Fusca (avv. Salvatore Sorbilli e Walter Franzé), Elio Fusca (avv. Ignazio Di Renzo), Leonardo Fusca (avv. Sorbilli), Vittoria Fusca (avv. Franzé), Pietro Macrì (avv. Vincenzo Gennaro), Francesco Ramondino (avv. Mario Bagnato), Salvatore Ramondino (avv. Giuseppe Di Renzo), Raffaele Russo (avv. Mario Bagnato) e Antonietta Soriano (avv. Francesco Muzzopappa).

La richiesta di prescrizione era stata sollevata dalle difese degli imputati, col magistrato che ha concordato con tale richiesta. E così, un altro procedimento penale rilevante, in quanto coinvolgeva una vasta porzione di territorio del capoluogo in cui sono state costruite numerose villette, termina in un nulla di fatto dopo essere stato quasi dormiente per un po’ di tempo. Secondo la Procura, nella zona di località “Buffetta” avrebbero dovuto esserci solo stalle, capannoni, casolari, animali al pascolo. E invece nulla di tutto ciò. E così, quello che è quasi un intero quartiere la cui destinazione era per uso agricolo si è trasformato, da più di 30 anni a questa parte, in una delle aree residenziali più importanti del capoluogo. Le costruzioni previste in precedenza hanno lasciato spazio a ville lussuose. Ma chi ha dato le concessioni di quelle 47 unità immobiliari finite al centro dell’indagine e alle quali la Guardia di Finanza aveva apposto i sigilli? A quanto pare, salvo rarissime eccezioni, nessuno secondo la Procura che quindi, aveva ritenuto tutto abusivo.

Tale presunta questione si sarebbe inoltre saldata a doppia mandata – sempre a parere degli inquirenti – con una altrettanto presunta situazione di pericolo per via della presenza di un vasto e costante movimento franoso in atto da un lustro e che aveva portato il Comune a procedere alla realizzazione di un muro di contenimento ceduto, inesorabilmente, sotto il peso dei milioni di metri cubi e degli errori di progettazione che hanno creato falle e crepe visibili da centinaia di metri. E l’inchiesta di località “Buffetta” era stata avviata proprio da quella vicenda che risaliva al 2010, finita poi sotto la scure della prescrizione dei reati per gli otto indagati. Da lì si era pertanto sviluppato un nuovo filone investigativo che aveva consentito di stabilire le anomalie nella destinazione d’utilizzo del terreno.

E così, dopo l’acquisizione di faldoni su faldoni di documenti al Comune, agli inizi del 2015 l’allora pubblico ministero Santi Cutroneo aveva avanzato richiesta di sequestro di quasi un intero quartiere sito in località “Buffetta”. Solo alcune costruzioni erano riuscite ad ottenere la sanatoria che le aveva poste al riparo dall’apposizione dei sigilli. Non era stato contestato al tempo del sequestro il reato di abuso d’ufficio in quanto – anch’esso – già caduto in prescrizione.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE