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Il Tribunale di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Il procedimento in ordinario di “Petrolmafie” si è aperto con una serie di eccezioni preliminari sollevate dal collegio difensivo e col preannuncio di una richiesta di ricusazione della Dda di Catanzaro nei confronti della presidente Tiziana Macrì.

Si tratta del filone per presunti illeciti perpetrati dalle cosche del Vibonese nell’affare degli idrocarburi il cui dibattimento, che vede imputate 54 persone accusate a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsioni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, contraffazione e utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati le principali accuse, a vario titolo, contestate. Reati aggravati dall’essere stati commessi per agevolare le associazioni ‘ndranghetistiche attive sul territorio calabrese, in particolare, quella dei Mancuso di Limbadi.

Tra gli imputati che hanno scelto il rito ordinario figurano Salvatore Solano, attuale presidente della Provincia di Vibo, Franco Tedesco, ex consigliere comunale di Vibo, considerato vicino agli Anello di Filadelfia (già imputato in Imponimento), gli imprenditori vibonesi Giuseppe e Antonio D’Amico, i presunti boss Luigi e Francesco Mancuso, la show-girl Ana Betz, all’anagrafe Anna Bettozzi, vedova di un ricco petroliere e i tre dipendenti della provincia di Vibo: Antonio Francolino, Isaia Angelo Capria e Gaetano del Vecchio.

Com’era già avvenuto nella fase preliminare del maxi processo Rinascita Scott, al centro dell’attenzione è finito il profilo di presunta incompatibilità di Tiziana Macrì, il giudice chiamato a presiedere il collegio completato dai nuovi arrivati Roberta Ricotta e Laerte Conti.

In apertura di udienza la stessa Macrì ha dichiarato di aver depositato nei giorni scorsi una richiesta di astensione da questo processo al presidente del Tribunale di Vibo, Erminio Di Matteo, che ha rigettato l’istanza.

In particolare la Macrì ritiene “Petrolmafie” una costola di “Rinascita Scott” e in ordine al quale la Corte di Cassazione si è già espressa certificando il profilo di incompatibilità. Un ulteriore invito all’estensione del giudice è stato tra l’altro formulato in aula dall’avvocato Francesco Sabatino in quanto la stessa Macrì, nelle vesti di gup di Catanzaro, avrebbe pronunciato la sentenza Dinasty nei confronti di uno dei suoi assistiti imputato in questo procedimento penale.

La parola è quindi passata al pm antimafia Antonio De Bernardo che ha annunciato l’intenzione dell’ufficio di Procura di presentare una richiesta di ricusazione alla Corte d’appello di Catanzaro che, come da prassi, dovrebbe essere presentata entro i prossimi tre giorni.

Diverse le questioni preliminari sollevate dalle difese: dall’incompatibilità territoriale del Tribunale di Vibo Valentia in luogo di quelli di Locri (per alcuni avvocati), di Roma e di Catanzaro (per altri legali) fino alle omesse notifiche dell’avviso di conclusione indagini o di fissazione dell’udienza preliminare nei confronti di un paio di imputati. Il presidente Macrì, a scioglimento delle riserve, ha rigettato tutte le eccezioni preliminari. Prossime udienze il 21 dicembre e il 17 gennaio.

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