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Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso

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VIBO VALENTIA – Si avvia a conclusione il processo per le presunte pressioni rivolte, secondo la Dda, al collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso dai propri familiari.

Pressioni che sarebbero consistite nell’indurre il giovane a ritrattare le proprie dichiarazioni con gli investigatori della distrettuale antimafia. Oggi, davanti al tribunale collegiale di Catanzaro si è infatti conclusa la requisitoria del pm della Dda, Andrea Buzzelli, nei confronti dei sette imputati che hanno optato per il rito ordinario.

L’esito è stato cinque richieste di condanna e due di assoluzione. Nello specifico, la pubblica accusa ha invocato una pena di 7 anni e 10mila euro di multa per Giuseppe Mancuso, fratello del pentito; 3 anni e sei mesi per Giovanna Del Vecchio e Pantaleone Mancuso, alias l’Ingegnere (genitori del collaboratore), 2 anni e sei mesi per Desiree Mancuso e Rosaria Del Vecchio (rispettivamente sorella e zia della parte offesa); assoluzione invece per Giuseppe Pititto e Antonino Maccarone.

Il processo riprenderà il prossimo 31 gennaio con gli interventi delle difese e la sentenza.

Il processo in abbreviato si è concluso il 7 marzo di quest’anno con due condanne: quella a carico dell’ex compagna di Emanuele Mancuso, Nensy Chimirri, a 4 anni e di Francesco Pugliese a sei anni di reclusione.

I provvedimenti dell’autorità giudiziaria erano scattati esattamente due anni fa, con gli imputati che sono chiamati a rispondere a vario titolo di violenza privata, tentata violenza privata, reati in materia di detenzione di armi, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, evasione, favoreggiamento personale, procurata inosservanza di pena.

L’arma utilizzata dalla famiglia Mancuso per tentare di dissuadere Emanuele Mancuso (assistito dall’avvocato Antonia Nicolini) dai suoi propositi di collaborare con la giustizia, secondo la Dda, sarebbe stata la figlia nata da poco.  La minaccia, infatti, sarebbe stata quella di non fare più vedere la piccola al papà. Il messaggio era impresso in una fotografia che ritraeva la piccola in braccio allo zio, mentre la compagna gli scriveva: «Puoi tornare indietro, io ci sarò, come tutti». L’intento di fare recedere il collaboratore sarebbe riuscito ai Mancuso per un brevissimo periodo di tempo: dal 20 maggio 2019 al 27 maggio successivo, quando il giovane era stato di nuovo interrogato chiedendo di rientrare nel programma di protezione.

Il collegio di difesa è costituito dagli avvocati Francesco Capria (legale di Pantaleone Giuseppe e Desiree Mancuso, e di Giovanna e Rosaria Del Vecchio), Francesco Sabatino (Giuseppe Mancuso); Diego Brancia (Pititto), Pietro Antonio Corsaro (Desiree Mancuso) e Francesco Schimio (Maccarone).

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