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La Questura di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – L’episodio destò particolare scalpore per il fatto che i killer non avevano fermato il dito sul grilletto neanche in presenza di un ragazzino affetto da sindrome di Down. Avevano fatto fuoco senza pietà, mancando il loro obiettivo, vale a dire il fratello del minorenne, il 27enne Giovanni Alessandro Nesci, e prendendo proprio lui (LEGGI LA NOTIZIA).

Un agguato efferato che solo per puro caso non si trasformò in un bagno di sangue tra i vicoletti di Sorianello, la sera dell’1 agosto di quest’anno e per il quale adesso il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Annamaria Frustaci, ha provveduto a far notificare l’avviso di garanzia a sei persone, che secondo gli inquirenti, sulla scorta delle attività investigative messe in atto dalla Squadra Mobile della Questura di Vibo guidata dal dirigente Giorgio Grasso e dal vice Cristian Maffongelli, hanno avuto un ruolo nella vicenda. Ad essere accusati a vario titolo di tentato omicidio, lesioni personali aggravate dalle modalità mafiose, sono tutti soggetti residenti a Soriano e di età compresa tra i 18 e i 46 anni.

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La Dda, dunque, sulla scorta degli accertamenti operati dalla Mobile Vibonese e del Commissariato di Serra San Bruno, ha quindi coordinato una delicata inchiesta su un episodio che si inserisce nell’ambito della sanguinosa faida delle Preserre scoppiata nel 2012 con il tentato omicidio di Giovanni Emmanuele, che tuttora cova neanche tanto sotto cenere, e che ha visto cadere sul campo numerose vittime, la stragrande maggioranza delle quali neanche di 30 anni di età. Nell’agguato dello scorsi agosto ai danni dei due fratelli, i killer, facilmente mimetizzatisi nell’oscurità, avevano atteso il passaggio del 27enne – che già era scampato alla morte – aprendo il fuoco. Ma sulla traiettoria dei proiettili ci era finito anche il fratellino 12enne rimanendone colpito, al pari del congiunto.

Le due vittime erano quindi state subito soccorse dai residenti del quartiere che avevano udito dapprima gli spari e poi i loro lamenti. Trasportate entrambe presso il pronto soccorso dell’ospedale di Vibo, erano state sottoposte ad un intervento chirurgico per la rimozione dei proiettili che ha avuto esito positivo, tanto da indurre i sanitari a sciogliere la prognosi: 20 giorni salvo complicazioni. Secondo fonti investigative, l’agguato fallito a Nesci sarebbe una risposta all’omicidio di Salvatore Inzillo, il 46enne, compaesano del giovane, ammazzato la mattina del 21 giugno scorso, in paese, mentre si trovava a bordo del suo scooter. E proprio l’assassinio dell’operaio sarebbe stato a sua volta la risposta all’attentato allo stesso Nesci, soggetto considerato vicino ai Loielo, gruppo in lotta contro gli Emanuele.

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