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L'assessore Romanò assieme al sindaco Costa

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VIBO VALENTIA – C’è anche un neo amministratore del Comune di Vibo tra le quasi 200 persone indagate dalla procura di Castrovillari per reati in materia ambientale, in particolare sull’alluvione che devastò nell’estate del 2015 Corigliano e Rossano.

Si tratta della 44enne Stefania Romanò, recentemente nominata dal sindaco Elio Costa alla guida dell’assessorato all’Ambiente e in servizio presso l’Autorità di Bacino regionale. In particolare, la magistratura requirente contesta all’Abr, e quindi ai suoi componenti finiti nell’inchiesta, la violazione dell’articolo 5 comma VII del Piano di assetto idrogeologico in quanto avrebbero omesso di attivare i propri poteri sostitutivi in materia consentendo una serie di irregolarità.

LEGGI LA NOTIZIA DELL’INCHIESTA

In particolare, si fa riferimento all’edificazione in zone a rischio idrogeologico nel comune di Corigliano Calabro dove gli indagati, con condotte indipendenti, nelle rispettive qualità, serbando una condotta colposa avrebbero consentito la realizzazione di 104 edifici in aree Pai “R3”, “R4”, “zone” ed “aree d’attenzione”, 83 dei quali realizzati senza permesso di costruire e II realizzati con permesso di costruire; 16 edifici in aree a vincolo idrogeologico, 4 dei quali realizzati senza permesso di costruire e 12 costruiti con permesso di costruire; gli stessi indagati avrebbero poi consentito riperimetrazioni e riclassificazioni Pai lungo il Torrente Coriglianeto, nel tratto compreso tra la Ferrovia Sibari-Crotone e la foce che hanno comportato un consistente allargamento delle aree a rischio “R3” ed “R4”.

Tutte queste condotte, secondo la Procura di Castrovillari, sarebbero finite col procurare, per colpa, un disastro ambientale sub specie di inondazione quale esito delle piogge di tipo alluvionale, non aventi carattere di eccezionalità, verificatesi sul territorio comunale. E i responsabili vengono individuati negli organi comunali preposti che avrebbero autorizzato con permessi a costruire e in sanatoria non condonabili e comunque consentendo – anche mediante omissione di poteri di iniziativa, intervento vigilanza e repressione degli abusi, – lavori di edificazione, modifiche e riqualificazioni del territorio sia in aree a rischio-alluvione R3 e R4; Sempre gli organi comunali avrebbero fatto proprie le istanze dei privati attestandone la compatibilità urbanistica ed inviandole alla competente Autorità di Bacino per l’approvazione del relativa delibera di variante; il Comitato tecnico della medesima Autorità li avrebbe poi sottoposti all’attenzione del Comitato istituzionale per l’approvazione in assenza dei requisiti tecnici di legge e sempre l’Abr, in violazione dell’art. 5 comma VII del Pai, avrebbe omesso di attivare i propri poteri sostitutivi in materia.

Fin qui, dunque, l’inchiesta della procura Castrovillerese, la cui eco è arrivata anche a Vibo e non passerà molto che dall’opposizione si levi qualche intervento critico verso il capo dell’amministrazione anche perché, si inizia a ricordare la defenestrazione dell’allora assessore all’Urbanistica, Franco Alessandria, indagato in un’inchiesta della magistratura requirente di Vibo per un caso di abusivismo edilizio.

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