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Il fermo di Giuseppe Carnovale

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VIBO VALENTIA – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Massimo Ripepi avvenuto a Piscopio, frazione alle porte della città, lo scorso 21 ottobre (LEGGI LA NOTIZIA), secondo quanto ricostruito dai Carabinieri ad uccidere sarebbe stato Giuseppe Carnovale classe 1970, cognato della vittima.

Carnovale si è costituito nel pomeriggio intorno alle 15 accompagnato dall’avvocato Adele Manno del foro di Catanzaro presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia dove poi è stato trattenuto per tutto il pomeriggio in stato di fermo. Analogo provvedimento è stato disposto nei confronti del figlio maggiore della vittima, R.M., 28 anni,  che avrebbe fornito ausilio allo zio nelle fasi concitate della fuga dal luogo del delitto.

 Ad incastrare l’ex cognato ed il figlio maggiore della vittima, oltre ad alcune dichiarazioni rese da testimoni, si sono rese utili le immagini di videosorveglianza reperite sul territorio da Carabinieri e Polizia. Il movente del delitto è da ricondurre ai ripetuti maltrattamenti che la vittima rivolgeva ai danni dei propri due figli e della ex moglie.

Massimo Ripepi era già scampato ad un agguato il 4 giugno dello scorso anno nel quartiere Affaccio di Vibo Valentia (LEGGI LA NOTIZIA).

Nell’occasione ad aprire il fuoco era stato il figlio minorenne (LEGGI LA NOTIZIA) che poi ha potuto beneficiare della messa in prova in una comunità di recupero. Il figlio riteneva il padre responsabile dei maltrattamenti a lui e verso la madre. I carabinieri di Vibo Valentia stanno svolgendo indagini anche sul figlio diciottenne di Ripepi.

La vittima era separata dalla moglie e viveva una situazione di pesanti contrasti familiari dovuti soprattutto alla ludopatia di cui era affetto da anni e che, secondo quanto trapelato, lo aveva portato a dilapidare ingenti risorse economiche.

Carnovale, reo confesso, si è costituito ai carabinieri, dalle indagini, condotte in particolare dai militari della Stazione di Vibo Valentia, è emersa la conferma dell’ipotesi fatta dai carabinieri nell’immediatezza dell’omicidio, e cioè che l’assassinio di Ripepi fosse da inquadrare in un contesto familiare.

Il ferimento dell’uomo avvenuto lo scorso anno, secondo gli inquirenti, non aveva però appagato l’odio che i familiari nutrivano nei confronti di Ripepi. Da qui la decisione del cognato di organizzare un nuovo agguato per uccidere Ripepi in modo da chiudere definitivamente i conti con l’uomo, spalleggiato, in tale progetto, secondo un’ipotesi dei carabinieri che attende l’avallo della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, dall’altro figlio diciottenne della vittima, che secondo i militari avrebbe avuto un ruolo nell’organizzazione dell’assassinio del padre. Il giovane, stando a quanto si è appreso, si trova attualmente nella caserma dei carabinieri in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.

 

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