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MILETO – Una svolta nelle indagini sulla scomparsa, classificata come omicidio benché non sia stato ancora trovato il corpo, di Francesco Domenico Vangeli, del quale ad ottobre 2018 fu ritrovata l’auto completamente distrutta dalle fiamme (LEGGI LA NOTIZIA) nel territorio comunale di Dinami, nei pressi dello svincolo autostradale di Mileto.

I militari della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia, infatti, questa mattina all’alba hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto a carico di Antonio Prostamo, uno dei presunti responsabili dell’omicidio di Francesco Domenico Vangeli. Una seconda persona, invece, risulta indagata a piede libero.

LEGGI LE NOTIZIE SULLA SCOMPARSA DI FRANCESCO VANGELI

Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vibo Valentia. Lo scorso novembre erano partiti i primi avvisi di garanzia per la scomparsa del giovane (LEGGI LA NOTIZIA

Francesco Vangeli è morto in modo atroce, dopo una agonia di qualche minuti, messo in un sacco nero e gettato nel fiume Mesima, dopo essere stato ferito a colpi di fucile. Sono i particolari agghiaccianti dell’indagine che ha portato all’arresto di Antonio Prostamo, 30 anni, di San Giovanni di Mileto, da parte dei carabinieri della Compagnia e del Norm di Vibo, comandati rispettivamente dal capitano Gianfranco Pino e dal tenente Luca Domizi, sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro.

Un delitto consumatosi nelle pertinenze dell’abitazione del destinatario del fermo di indiziato di delitto e che rappresenta la fase conclusiva e tragica di uno stratagemma messo in atto da quest’ultimo nei confronti del 25enne di Scaliti di Filandari.

I particolari dell’omicidio

Una trappola, dunque, quella in cui è caduto Vangeli, che, recandosi, la sera del 9 ottobre dello scorso anno, a casa del suo presunto carnefice, non immaginava che la realizzazione di un tavolino in ferro battuto che gli era stata commissionata rappresentava soltanto una scusa. La situazione è degenerata praticamente subito.

Vangeli è stato infatti attinto da un colpo di fucile calibro 12, tramortito e poi messo in un sacco nero, quindi gettato, ancora vivo, agonizzante nel fiume per non essere mai più ritrovato.

Un omicidio atroce, si diceva, sul cui movente, gli investigatori coordinati dal procuratore capo della Dda, Nicola Gratteri, che hanno esperito numerose analisi tecniche sui sms, telefonate e messaggi Whatsapp, si lasciano aperti una rosa di ipotesi: la prima passa per la natura sentimentale e questa ragazza contesa, o per meglio dire, pretesa da Prostamo anche come simbolo di affermazione della propria forza sulla comunità; dall’altro dei debiti non saldati di Vangeli all’indagato in tema di stupefacenti, infine la questione della pistola avuta in possesso da Vangeli ma non restituita a Prostamo e rinvenuta a Pisa.

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