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Francesca Andrea Kristel

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VIBO VALENTIA – Francesca Andrea Kristel aveva lanciato un disperato appello su Facebook, raccontando con straordinario realismo la sua atroce storia di malattia e solitudine. Una giovane donna affetta da Atassia Spinocerebellare, patologia rara e degenerativa, per la quale l’aspettativa di vita è bassa e ancor più drammatica è la qualità della vita. Ma la forza del suo messaggio, unito alla potenza dei social, ha sollecitato la risposta del ministro della salute, Roberto Speranza.

Kristel in un post, aveva raccontato la cruda realtà di fronteggiare una malattia senza sollievo né assistenza: «C’è una cosa che mi fa stare meglio: le terapie domiciliari. E per una come me, costretta da anni a stare seduta immobile, sapete cosa vogliono dire cinque minuti di pace? Tanto, tutto».

Kristel che ha visto gran parte della sua famiglia morire per la stessa malattia, consapevole del suo ineluttabile destino, chiedeva a gran voce niente altro che assistenza, terapie domiciliari di sollievo. Come ha scritto la giovane di suo pugno, per un periodo di tempo il servizio di assistenza era stato sospeso per mancanza di fondi. «E quando dall’Asl, qualcuno magari si degnerà di mandare una terapista, sarà forse troppo tardi. Basti pensare che già adesso, andare in bagno è praticamente impossibile. Il mio corpo è atrofizzato». Denunciava così l’abbandono delle istituzioni, compreso il comune di Vibo Valentia che aveva promesso l’invio di Oss e terapiste. Sarebbe potuta diventare una tragedia nella tragedia: sofferenza e abbandono, se non fosse intervenuto il Ministro della Salute, consentendo a Francesca Andrea Kristel di essere seguita tre volte alla settimana dalla sua terapista Ivana.

Francesca Andrea Kristel ha comunque posto una questione civile di estrema importanza, rivendicando un diritto che dovrebbe essere inalienabile, insito nello status di cittadino e ancor prima di essere umano: «Ora, sia chiaro, io non sto qui a chiedere l’elemosina o il favore personale. Ma su una cosa non riesco a transigere: i miei pochissimi diritti. Perché badate bene, queste attività che mi hanno tolto sono un mio diritto», scriveva così.

Il diritto alla dignità, che le era stato negato, se lei non avesse avuto la forza di denunciarlo. Si è definita «un corpo rannicchiato dalla malattia», ma con un animo battagliero e di una tenacia eroica, quantunque in un paesi civile su questi temi non si dovrebbe neppure discutere. Ed in poche ore il messaggio di sfogo e denuncia si è trasformato in soddisfazione, in una missione compiuta. «Ringrazio il ministro della salute, Roberto Speranza, che ha preso a cuore la questione e chiamato la Asp di Vibo Valentia».

Benché il problema rimane: «Sarebbe giusto che le Asl assumessero qualche altra figura professionale, perché i ragazzi come me vivono situazioni di disagio». Tuttavia, Francesca Andrea Kristel ci tiene a ribadire un concetto: «Ringrazio pure tutte le persone che mi hanno scritto in privato, chiedendomi di attivare una raccolta fondi. Voglio ribadire, ancora una volta, che l’unica cosa che non potrà mai migliorare la mia condizione sono i soldi». Ciò di cui la giovane ha bisogno sono «coccole, affetto e qualche terapia» che la faccia stare bene.

È stata una lezione magistrale di vita, nella sua drammaticità ha avuto un risvolto positivo. Ma rimane una lunga riflessione da fare sui diritti mancati: la dignità degli esseri umani in barba alla burocrazia, che mentre si organizza e decide, lascia gli ammalati aggravarsi e morire da soli. L’assistenza domiciliare per le persone affette da patologia di qualsiasi natura, è vitale: le famiglie non possono farsene carico, non hanno né strumenti né conoscenze, è compito dello Stato. Ma è una precisazione banale, in quello che si definisce il Millennio dei diritti.

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