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Il Comune di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – Una storia di disagio, anzi cinque storie di persone disagiate di cui, a quanto essi stessi raccontano, il Comune ha deciso di non farsi più carico. Col risultato che gli interessati, provenienti da anche da fuori regione e tutti privi di familiari sui cui poter contare (tra loro anche un extracomunitario ormai cittadino italiano) andranno a finire in mezzo alla strada. Una vicenda, la loro, che non può passare sotto silenzio, ed è anche per questo che il Quotidiano del Sud ne riferisce, così da informarne il sindaco Maria Limardo, che è attualmente detiene anche la delega ad interim ai Servizi sociali (fino a pochi giorni fa ne era titolare Franca Falduto) e che quasi certamente non ne è al corrente.

Il dramma si sta consumando presso la Casa di Nazareth, la benemerita struttura di viale Accademie Vibonesi, fondata a suo tempo dal compianto monsignor Onofrio Brindisi per portare conforto ai più deboli ed oggi gestita dalla diocesi tramite l’Operem. La struttura è destinataria ogni anno di un finanziamento della Regione. I soldi, insomma non li mette il Comune ma la Regione, palazzo Razza funge solo da tramite per l’erogazione. E, stando a quanto si è potuto apprendere, anche quest’anno i soldi sono stati regolarmente stanziati dalla Regione.

Attualmente La Casa di Nazareth ospita 11 persone di varia età ed estrazione sociale, sofferenti di disagi sia economici che psicologici, che lì possono fruire di vitto e alloggio che, altrimenti, non potrebbero avere. Tra questi ospiti ve ne sono, appunto, cinque che in base alla legge hanno chiesto ed ottenuto, in varia misura, il reddito di cittadinanza, ricevono in pratica meno di 500 euro al mese. Anzi, uno di loro, un giovane di 29 anni, percepisce la “lauta” somma di 190 euro al mese, cifra che, come vedremo, secondo un’assistente sociale del Comune è del tutto sufficiente per gestirsi. «Tempo fa – raccontano – il Comune ci ha fatto sapere che chi ha il reddito di cittadinanza non può restare ospite della struttura. Nonostante le cifre che ognuno di noi percepisce siano molto modeste, abbiamo comunque manifestato la volontà di ottemperare a quanto ci era stato comunicato: avremmo rinunciato al reddito di cittadinanza pur di restare ospiti della Casa di Nazareth. Pensavamo di aver risolto il problema ma così, purtroppo non è stato». In sostanza, ieri mattina si sono recati a palazzo Razza per incontrare le assistenti sociali e formalizzare la loro rinuncia al sussidio. La risposta? «Ci hanno detto che avremmo dovuto lasciare ugualmente la Casa ed anzi uno di noi che prende ogni mese “ben” 190 euro (e che ha registrato la conversazione) si è sentito addirittura rispondere, con tono che definire sgarbato è poco, che “con 190 euro ci si può gestire”. Siamo usciti dal Comune davvero disperati. Come faremo?».

Questa mattina nuovo incontro, ieri infatti mancava la dirigente Adriana Teti. A lei gli interessati ribadiranno le loro difficoltà, chiedendo anche lumi sul perché, pur avendo essi rinunciato al reddito di cittadinanza (come richiesto dallo stesso Comune), debbano lasciare ugualmente il centro. «Cosa c’è sotto? Quali scopi si vogliono perseguire gettando noi in mezzo ad una strada?». Comunque, pur cullando qualche flebile speranzella, non si fanno troppe illusioni e guardano al futuro con giustificata apprensione. La loro storia è una di quelle che, come si diceva, non può passare sotto silenzio. Purtroppo la voce dei soggetti più deboli della società non viene quasi mai ascoltata dalle istituzioni, non arriva alle orecchie di chi, dovendo decidere del loro destino, guarda solo all’aspetto meramente burocratico dei problemi, spesso interpretato in danno degli interessati.

Non è questo, vogliamo sperare, il caso del Comune di Vibo ma è certo che finora i segnali di attenzione non ci sono stati. Ecco perché i cinque candidati a finire in mezzo alla strada lanciano un appello pressante quanto dignitoso al primo cittadino Maria Limardo ed anche al prefetto Francesco Zito affinché le «istituzioni possano mostrare, almeno in questo caso, il loro volto umano (se pure esiste) così da evitare loro il triste destino di finire a mendicare in mezzo alla strada».

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