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Palazzo Luigi Razza

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VIBO VALENTIA – Che la situazione legata alla carenza di personale al Comune di Vibo Valentia fosse critica è cosa nota. Che lo fosse nei termini che ha illustrato il sindaco Maria Limardo, probabilmente no. Sì, perché l’ente locale si è trovato sprovvisto di una figura professionale che, pur non essendo dirigenziale, ha ricoperto fino a poco tempo fa una funzione particolarmente centrale nel panorama dei servizi all’utenza.

A mancare non è un dirigente o un dipendente che ricopre elevate mansioni, ma una figura che si occupa dell’elettricità nella città. Assurdo? Non a Vibo, in cui spesso la realtà supera la fantasia.

Tra dissesto finanziario, normali pensionamenti e quota cento, Palazzo Luigi Razza vive ormai da anni – ma accentuato negli ultimi 24 mesi, una costante emorragia di personale. Degli oltre 250 dipendenti l’Ente si è, infatti, ritrovato con meno di 140. E il dato continua a scendere. Con ovvie riverberi sui servizi da offrire all’utenza.

E questa situazione è stata chiaramente illustrata questa mattina dal sindaco Limardo al sottosegretario di Stato, Dalila Nesci, nel corso di un incontro, durato circa un’ora, presso il palazzo municipale, che ha visto affrontare altre tematiche come quello del completamento del nuovo palazzo di giustizia, della ventilata ipotesi di trasferimento della scuola di polizia e, appunto, della situazione di dissesto finanziario.

«È stato un incontro cordiale e molto proficuo, che ha visto intrattenerci per circa un’ora – ha affermato il sindaco – nel corso del quale ho innanzitutto esposto alla parlamentare le problematiche della città sia per quanto riguarda la condizione economica, e quindi la questione, al sottosegretario già nota, del dissesto cui è connessa la gravissima condizione del personale. Ho quindi esposto una circostanza emblematica, ed anche simbolica, delle sofferenze dell’ente, che da qui a pochissimi mesi la città sarà praticamente senza personale, e cioè quella connessa alla luce: stiamo avendo in città in questo periodo, problemi con l’illuminazione pubblica in quanto la figura che si occupava della gestione di tale servizio essenziale è andata in pensione. E chi ha preso il suo posto? Nessuno».

La Limardo ha quindi evidenziato come in queste condizioni sia «negato il diritto di cittadinanza perché se non è consentita ad una municipalità l’erogazione dei servizi essenziali e la possibilità di farli funzionare come si deve, non si può pensare di proiettarla in ambiti europei più ampi come sono quelli, per esempio, del Recovery Plan. Noi dobbiamo far riacquisire alla nostra città la dignità che è mancata e continuerà a mancare se noi continueremo a trovarci in queste condizioni».

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