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La Capitaneria di porto a Vibo Marina

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VIBO VALENTIA – Il Comune di Vibo ha fatto causa al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (nello specifico la Capitaneria di porto) per il risarcimento dei danni conseguenti all’inadempimento del Corpo con sede a Vibo Marina agli obblighi derivanti dalla concessione demaniale marittima rilasciata nell’ormai lontano 2005.

Una causa che dopo oltre tre lustri non si è ancora conclusa e che dopo la giustizia amministrativa – dichiaratasi incompetente a trattare la materia – è finita davanti al giudice ordinario.

Ma andiamo con ordine. Come detto, la storia affonda le radici nel tempo, quando precisamente, nel luglio 2003 la Regione comunicava la concessione del contributo di 798mila euro richiesto dal Comune per il finanziamento del progetto relativo all’adeguamento di un capannone per il magazzinaggio ed il trattamento dei prodotti ittici nel Porto di Vibo Marina.

L’allora Giunta Costa aveva approvato il progetto definitivo finanziato coi fondi del Por Calabria 2000/2006 e nel successivo dicembre l’Ente presentava istanza di concessione demaniale alla Capitaneria di Porto in quanto l’immobile interessato alla ristrutturazione ricadeva nell’ambito retroportuale.

L’atto veniva rilasciato nel maggio 2005 ma da questo momento in poi erano sorti i problemi. Di fatto, una parte dello stabile oggetto della concessione demaniale risultava occupato da alcuni soggetti a scopo di abitazione ad area asservita provocando una sostanziale interferenza con l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione ed adeguamento dei locali da destinare a Mercato Ittico, che portava di fatto all’interruzione degli stessi già dal successivo mese di ottobre 2005.

A quel punto la Regione Calabria aveva revocato il finanziamento a sua volta concesso a causa di tale perdurante situazione da parte di alcuni soggetti, a cui l’Ente, nonostante una continua attività tramite il Comando di Polizia municipale, non era riuscito a porre fine, non avendo titolo per una efficace azione di sgombero essendo di competenza della Capitaneria di Porto.

Devono però passare ben 9 anni prima che il Comune si attivi giudizialmente nei confronti di tutti i soggetti, anche pubblici, che risultano essere a qualsiasi titolo responsabili dei danni arrecati all’Ente per l’impossibilità della realizzazione degli interventi.

Pertanto, era stato redatto il ricorso al Tar Calabria per il risarcimento di tutti i danni ed affidato l’incarico all’avvocato dell’ente. La causa era stata incardinata, dunque, davanti alla giustizia amministrativa e nell’agosto scorso era giunta a definizione ma con un esito che rimanda ad altra tipologia di giudice, quello ordinario.

Infatti il Tar ha statuito che «la pretesa di risarcimento per equivalente per il mancato pieno utilizzo del bene concesso in virtù della presenza di terzi corrisponde ad affermata lesione di diritto soggettivo per comportamento successivo al reso provvedimento amministrativo, come tale attratto nella cognizione del Giudice ordinario», e per cui ha assegnato alla parte interessata il termine di tre mesi dal passato in giudicato della presente decisione per la riproposizione del processo dinnanzi al Tribunale di Vibo, territorialmente competente. Ricorso che è sarà quindi presentato dinanzi al Giudice ordinario in quella che è ormai una storia quasi infinita.

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