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L'ospedale di Lamezia Terme

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VIBO VALENTIA – Davvero incredibile, oltre che inaccettabile la vicenda che alcuni giorni addietro ha visto protagonista, suo malgrado, un anziano ultra 90enne di Pizzoni, piccolo centro delle pre-Serre vibonesi, allettato da tempo per varie patologie e, da ultimo, affetto da frattura del femore: nel giro di due notti dal pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino è stato portato al nosocomio di Soverato, dove però, stando al racconto dei familiari, il ricovero gli sarebbe stato rifiutato dai medici sul presupposto che il presidio non era attrezzato alla bisogna.

Dopo l’intervento dei carabinieri, è stato inviato, sempre in ambulanza, al Pugliese di Catanzaro dove però la musica non è cambiata: niente ricovero. Nuova “trasferta” notturna, temporanea, a Vibo da dove ha infine preso la via per l’ospedale di Lamezia dove, finalmente, è stato ricoverato.

Un vero e proprio calvario quello di Ferdinando P. 92 anni, costretto a letto da un paio d’anni da alcune serie patologie, a cominciare da un’insufficienza renale cronica e una fibrillazione atriale. L’altra sera ha iniziato a lamentare forti dolori all’anca sicché i familiari hanno chiamato il SUEM 118 che poco dopo le 23 l’ha portato al pronto soccorso di Vibo. «Medici e infermieri – racconta il figlio Giuseppe – si sono subito attivati con radiografie e quant’altro, accertando una frattura del femore».

Poiché a Vibo, come si sa, da tempo purtroppo non c’è più la degenza ortopedica, al mattino seguente i sanitari di turno hanno trovato, previo contatto telefonico, una sistemazione all’ospedale di Soverato. Lì giunti verso le 18, la prima sgradita sorpresa: «In ortopedia ci hanno detto che non potevano ricoverarlo perché non avevano la terapia intensiva. Ma come, abbiamo chiesto, perché non l’avevano detto ai colleghi di Vibo? Niente da fare, ci hanno rimandati al pronto soccorso ma abbiamo atteso inutilmente, , per loro dovevamo tornare a Vibo. A quel punto, infuriato, mi sono sdraiato sotto la barella: «Da qui non ci muoviamo – ho gridato – Dovete trovare una soluzione, altrimenti chiamo i carabinieri». «Può chiamare chi vuole» – mi hanno replicato… Allora li ho chiamati davvero, i carabinieri, e alla loro vista quei medici hanno ritrovato un po’ di buone maniere.

Nel frattempo è arrivato il primario, che con grande gentilezza (a differenza del suo vice che mi aveva apostrofato con toni inaccettabili), ha telefonato al Pugliese di Catanzaro, ha detto di aver trovato il posto e lì ci ha mandati, scortati dai carabinieri che poi se ne sono andati».

L’odissea notturna dell’anziano paziente non è certo finita lì, perché anche al pronto soccorso del Pugliese si sono trovati davanti a un muro: «Fuori, fuori di qui, – ci hanno quasi urlato – non possiamo prenderlo, qui non ha telefonato nessuno per il posto». Cosa non vera perché il primario di Soverato, da me poi ricontattato, mi ha assicurato che tali telefonate vengono regolarmente registrate. Anche loro, insomma, non volevano saperne di mio padre, anche per loro dovevamo tornare a Vibo».

E così, erano quasi le 2 di notte, nuovo viaggio di ambulanza e familiari verso lo Jazzolino. «Durante il tragitto quelli del 118, che ringrazio davvero per la grande umanità dimostrata in questa vicenda, ci hanno detto che avevano finalmente trovato un posto a Lamezia ma che dovevano prima arrivare a Vibo perché c’erano i colleghi che dovevano dare loro il cambio». Breve tappa e finalmente l’agognato posto letto a Ferrantazzo.

Una notte da incubo, come si vede per l’anziano e i suoi familiari, in poche ore un’autentica via crucis tra quattro ospedali. Dal figlio parole al fiele: «Un paziente anziano rifiutato come un cane dalla sanità pubblica… E poi ci vengono a parlare di rispetto per la dignità dell’ammalato». La vicenda comunque è destinata ad avere uno strascico giudiziario: «Il nostro legale ha già preparato una circostanziata denuncia, con relative testimonianze, che presenteremo ai carabinieri.

Qualcuno dovrà far capire a queste persone, che mi rifiuto di chiamare medici, come ci si deve comportare di fronte ad una persona che soffre. E mi auguro che le autorità competenti puniscano i responsabili».

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