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LIMBADI (VV) – Una è un’azienda che ha fatto la storia del liquore all’italiana, l’altra la sta scrivendo. La Borsci San Marzano da un lato l’azienda Caffo dall’altro. La prima ormai fallita dopo più di 170 anni d’attività e la seconda che l’ha addirittura presa in fitto.   Era il novembre 2010 quando sulle colonne del nostro giornale veniva riportata l’intenzione, da parte dei  Caffo, di rilevare l’azienda in liquidazione per fallimento.  Adesso è stato messo  tutto nero su bianco con una sentenza del tribunale della città pugliese.  

La famiglia di Limbadi, titolare della Bsm Srl è risultata, infatti aggiudicataria della procedura di affitto della storica ditta tarantina fondata nel 1840. Il fitto concesso  avrà durata di 12 mesi prorogabili per ulteriori 12 e prevede l’impiego di 10 unità su 18 dipendenti, con diritto di prelazione da esercitare sull’eventuale acquisto dell’azienda fallita. Secondo Antonio Castellucci, segretario della Fai Cisl si tratta di un fatto positivo anche per la Borsci stessa in quanto il futuro dell’Elisir sembra incoraggiante proprio in ragione del fatto che la Bms è una realtà produttiva ad alta specializzazione ed esperienza nel settore, leader nel Mezzogiorno e tra le prime in Italia, soprattutto grazie alla promozione del “Vecchio amaro del capo”.

 Il piano industriale, secondo quanto rileva il sindacalista, non possiede il taglio del progetto faraonico però delinea politiche aziendali finalizzate alla rimessa in funzione ed alla ottimizzazione dell’intero ciclo produttivo dell’Elisir Borsci San Marzano, alla valorizzazione del capitale umano, all’eventuale polifunzionalità delle maestranze una volta sottoposte ad adeguata formazione». Il responsabile della Fai Cisl sottolinea che sono previsti «investimenti economici canalizzati alla penetrazione commerciale del marchio storico di Taranto, su un mercato che sarà non solo locale e regionale ma anche nazionale ed europeo. Elemento ulteriore da mettere in risalto, a nostro avviso, come valore aggiunto della consultazione è stata la presenza di Confindustria che è soggetto sociale imprescindibile per la condivisione di politiche di sviluppo e di occupazione sul territorio». Per questo, Castellucci auspica che «con la nuova conduzione, la produzione dell’Elisir Borsci San Marzano, a partire dai prossimi mesi, venga finalmente rimessa in gioco con una gestione produttiva che salvaguardi un brand di successo, continui a veicolare l’immagine di Taranto nel mondo e offra le giuste garanzie occupazionali non solo ai 10 lavoratori che verranno impiegati alla ripresa dell’attività». Obiettivo della Fai Cisl è, infatti, quello di «puntare al riassorbimento graduale anche delle altre maestranze le quali, in questa fase, non potranno essere impiegate». 

La Distilleria Caffo, guidata da Sebastiano ex presidente regionale dei giovani imprenditori, ha già avuto un’esperienza positiva nell’incorporazione di aziende del proprio settore: dal 2006 ha assorbito, infatti, lo stabilimento Friulano della Distilleria Durbino spa, salvaguardando la manodopera locale e riattivando la distillazione delle vinacce locali per ottenere grappe friulane di alta qualità. Ora, con la rilevazione della Borsci, la ditta limbadese punta con più decisione ad affermarsi sul mercato dei liquori.

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