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VIBO VALENTIA – Una struttura di 9mila metri quadri calpestabili, 16mila se si considera anche l’area esterna. Ma per la stragrande maggioranza della popolazione – e anche degli stessi magistrati – rappresenta un’entità “astratta” (non fisicamente, ovviamente) ma al suo interno. Un edificio imponente – sorto su un campo di grano – in cemento armato, che campeggia da circa 20 anni in via Lacquari e che ancora non è stato completato. La data di ultimazione è prevista per dicembre di questo anno anche se l’emergenza Covid potrebbe farla slittare. Ma cosa c’è esattamente nella “pancia” del nuovo tribunale e nei piani superiori solo pochissimi lo sanno. E tra questi vi è Giuseppe Bulzomì, direttore del cantiere, dipendente della “Si.Ci.”, la società che si sta occupando dei lavori relativi al III lotto, quelli, per intenderci, che porteranno all’ultimazione dell’opera.  

Lo incontriamo nella parte retrostante del palazzo, ed è lui a farci da “Cicerone”, raccontando come stanno procedendo gli interventi, quali sono ancora quelli da realizzare, quale sarà la divisione delle varie aule. Grazie a lui siamo riusciti ad osservare, finalmente “de visu”, cosa si “cela” nell’area posteriore del nuovo tribunale. E la prima impressione anche da dentro è quella di trovarsi di fronte a una struttura immensa – nella quale è facile perdersi, almeno le prime volte – e la rabbia per il suo mancato completamento nel corso di questi 20 anni è molta.

Partiamo, ovviamente, dal basso. Quindi dalla parte ancora rustica, quella che prevederà il parcheggio delle auto dei magistrati e del personale amministrativo. Si trova al piano terra, proprio nelle viscere del palazzo. Il fondo è ancora sterrato, tra gli scheletri degli imponenti pilastri e le diverse entrate, molte delle quali ancora al buio. Due diversi percorsi conducono ai piani superiori: uno per i giudici, l’altro per i pubblici ministeri, compresi quelli della Dda. Entrambi avranno a disposizione due ascensori “dedicati” per mantenere elevati livelli di sicurezza rispetto al resto dell’utenza (in tutto sono oltre una mezza dozzina).

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Per comprendere la vastità del piano terra c’è da dire che ci sono alcuni locali su cui si sta ancora effettuando un ragionamento. Proseguiamo il tour, entriamo in una grande sala in cui vi è la centrale termica dalla quale si diramano decine di tubi che, insinuandosi nella pancia del tribunale, raggiungono quasi tutto l’edificio pompando l’aria condizionata a getto continuo, mentre altri macchinari sono presenti sul tetto e i gruppi “frigo” posti a fianco i parcheggi all’aperto. I termostati presenti in ogni stanza consentiranno di gestire la temperatura autonomamente. E poi ci sono le Uta (Unità di trattamento dell’aria negli ambienti chiusi) composte da batterie di scambio termico ad acqua refrigerata e acqua calda, sia per il raffreddamento che per il riscaldamento, da un filtro aria e da un ventilatore per il flusso in entrata e uscita. Saranno utilizzate per le aule in cui si svolgeranno i procedimenti, sia penali che civili, ed immetteranno l’aria dal soffitto attraverso delle apposite prese.
Ma non solo, chilometri di cavi della luce, della rete internet, di quella telefonica e di altro rappresentano le venature di un organismo compatto, un po’ come avviene nel corpo umano.

Lasciamo l’oscurità del piano sotterraneo e saliamo al pianoterra (per chi accede all’edificio dall’entrata frontale, che dà su via Lacquari). Qui il più è fatto ed è noto agli addetti ai lavori. Pertanto, ci dirigiamo a quello superiore. E qui si inizia ad intravedere meglio l’opera avviata dalla “Si.Ci.”. Ciò che colpisce è la luminosità dei vai ambienti, merito dei finestroni che, nonostante siano oscurati, lasciano comunque filtrare abbondantemente la luce. La pavimentazione è già ad ottimo punto, così come l’installazione delle prese per l’aria condizionata, dei rilevatori di fumo, degli allacci per la videosorveglianza. Nulla viene lasciato al caso nella “casa della giustizia” e questo è il frutto della perfetta sinergia tra il procuratore Falvo, i vertici del Tribunale, l’impresa e la direzione dei lavori nella persona dell’ingegnere Pasquale Lagadari.

Il personale amministrativo in forza al Tribunale opererà anche qui unitamente ad alcuni giudici. Ma è l’open space che sta nella parte posteriore che cattura la nostra attenzione. Oltre 300 metri quadri con vista sulla città: il risultato è un panorama davvero suggestivo.

Saliamo ancora di un piano ed arriviamo nell’area più centrale del palazzo. Quella che ospita altri magistrati del tribunale e le aule in cui si celebrano i processi penali e civili. Ambienti di circa 150 metri quadri, con due uscite, per i giudici e per l’utenza, i sanitari annessi e una camera di consiglio. Proseguendo il giro ci imbattiamo in alcune sale d’aspetto per la popolazione ed anche una per gli avvocati. Anche qui i lavori sono a buon punto e la sensazione è che i tempi stabiliti possano essere rispettati.

Al terzo piano troviamo altri uffici, soprattutto quelli della Procura di Vibo, con le sale del capo dell’Ufficio, Camillo Falvo, del vice procuratore e dei vari sostituti. Luminose sono le stanze anche dei giudici, ma su tutte spicca quella del presidente del Tribunale. Almeno 90 mq caratterizzata dai pannelli in vetro che la rendono luminosa per tutto l’arco della giornata. E ancora una sala registrazione e una per eventuali interrogatori dei testimoni in fase d’indagine oppure di soggetti tratti in arresto.

Non è stata sufficiente un’ora per visionare tutto l’edificio, d’altronde 9mila metri quadri sono un’enormità, anche perché alcune zone sono attualmente off limits, ma da quel che abbiamo potuto notare ci si trova davanti a qualcosa di davvero imponente. Qualcosa di cui il territorio sentiva il bisogno e che adesso, la “Si.Ci.” sta provvedendo a rendere realtà.

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