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VIBO VALENTIA – Nulla di nuovo sotto un sole cocente di fine giugno. Il Partito democratico non ha certo brillato nel tempo per compattezza, soprattutto a Vibo Valentia dove la crisi interna continua ad esserci.

Prova ne sono le diversità di vedute degli ultimi tempi, in vista delle elezioni regionali. Un masochismo puro, che per forza di cose si riflette su un elettorato che negli anni è diminuito drasticamente anche a causa di un ricambio generazionale che è rimasto solo come un mantra da ripetere in ogni occasione, insieme al tanto auspicato rinnovamento.

C’è crisi nel Pd? Sì, anche stavolta, alla vigilia delle elezioni regionali che hanno visto continui e repentini cambi di rotta sul fronte della scelta del candidato presidente. Ed anche i militanti di vecchia data adesso mettono in dubbio il proprio partito.

Come Stefano Soriano, consigliere comunale a Palazzo Luigi Razza. «Nel 2020 il Pd Calabria sceglie di candidare alla presidenza della Regione l’imprenditore Pippo Callipo e nel 2021 Maria Antonietta Ventura. Nulla da dire sui due nomi, ma la domanda o le domande sorgono spontanee. Ha ancora un senso essere tesserati del Pd? E soprattutto, è possibile che il Pd non abbia un iscritto al suo interno che sia un rappresentante delle istituzioni, un operaio, un professionista, un lavoratore qualsiasi, onesto e adeguato per essere candidato a presidente della Regione? Possibile che per il Pd Nazionale la Calabria sia sempre la terra di nessuno e che non si abbia mai un progetto da affidare ad una nuova classe dirigente?», ha detto in una sua riflessione.

C’è anche chi nei giorni scorsi, rigorosamente sottovoce, ha esternato un certo malessere, causato anche dall’inattività in Municipio. Una critica chiaramente rivolta al capogruppo Stefano Luciano, che non siede fra i banchi della sala consiliare da ormai troppo tempo.

Un gruppo consiliare che ha perso numerosi componenti dal 2019 ad oggi, una coalizione, quella a sostegno proprio del candidato a sindaco Luciano, che si è frantumata a pochi giorni dall’inizio dell’esperienza amministrativa.

Qualcuno, dunque, medita di fare un passo indietro perché mancano entusiasmo ed impegno. A fare opposizione all’amministrazione Limardo non c’è più il Pd, ma tutti gli altri soggetti politici e civici presenti in sala consiliare. Per quanto riguarda le elezioni regionali, invece, c’è chi non sembra molto convinto che puntare su Luigi Tassone e Raffaele Mammoliti possa essere una mossa vincente. Il secondo sicuramente otterrà consensi per via del suo passato da storico sindacalista della Cgil, mentre il primo è rimasto “orfano” di Brunello Censore, quest’ultimo escluso dal Pd e dunque in rotta da tempo con gli ex compagni.

Insomma, tutto sembra essere rimasto uguale in casa democrat, con il solito copione che si ripete e la medesima trama: quella di una lotta fratricida che determina una evidente mancanza di prospettive.

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