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di GIANLUCA PRESTIA
LO studio di fattibilità per l’ecodistretto a Sant’Onofrio si farà. Con una maggioranza relativa (17 voti favorevoli e 4 contrari) i sindaci dell’Ato hanno deliberato di andare avanti con l’iter procedurale che prevede la realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti.

È stata, quella di ieri pomeriggio al palazzo municipale di Vibo, una discussione serena anche se in qualche punto ha riservato momenti di animosità soprattutto tra il primo cittadino di Sant’Onofrio, Nino Pezzo, contrario alla costruzione dell’ecodistretto, e il collega di Vazzano, Enzo Massa.

L’assemblea era chiamata, come detto, a pronunciarsi sull’esigenza di conferire ad Invitalia l’incarico di effettuare la progettazione sul sito numero 2 – quello indicato come idoneo – per verificare se vi siano le condizioni o meno per la realizzazione dell’impianto (una gara da 42 milioni di euro).

Come si ricorderà, nella scorsa riunione, il sindaco Pezzo aveva reso noto di aver revocato la disponibilità a concedere il terreno motivando la decisione col fatto che «la scelta operata dalla precedente amministrazione fosse di natura politica», a cui aveva risposto il presidente dell’organismo, Maria Limardo ricordando «gli impegni già presi dall’Ato con Invitalia» e che «ci sono dei termini da rispettare. La revoca, inoltre, risulta carente di motivazione. Pertanto, abbiamo chiesto al sindaco di prestare una fattiva e leale collaborazione per la realizzazione dell’Ecodistretto».

Posizioni rimaste tali anche ieri sera – e rafforzate ad un’apposita deliberazione di consiglio comunale – col primo cittadino di Sant’Onofrio che ha evidenziato come il terreno indicato sia «oggetto di sequestro per come acclarato dai carabinieri attraverso una comunicazione».

Anche sul punto però il sindaco Limardo ha ribattuto – carte alla mano – evidenziando che quello a cui faceva riferimento il collega era una vecchia discarica ormai dismessa e che lo studio di fattibilità riguarderebbe invece un altro sito, il numero 2 appunto (e non il tre). Lo stesso capo dell’amministrazione comunale di Vibo – a cui si sono associati altri colleghi – ha ribadito l’importanza di non interrompere l’iter intrapreso anche perché, per come ha aggiunto Massa «in caso contrario l’Ato non avrebbe più ragione di esistere nel momento in cui ogni amministrazione locale nuova decide di cambiare orientamento rispetto a quella precedente».

Pezzo ha fatto, di contro, valere le proprie ragioni – delle quali aveva fatto in campagna elettorale i proprio cavallo di battaglia – restando fermo sulle proprie posizioni. Posizioni alle quali si sono poi uniti altri tre sindaci (Filogaso, Francica e Maierato) mentre i restanti hanno dato parere favorevole in fase di votazione.

In apertura, il sindaco Limardo aveva riferito sui costi di smaltimento dell’umido che vanno ancora ad aumentare (con riverbero negativo inevitabile sui cittadini), così come quelli degli scarti di lavorazione: 189 euro a tonnellata per il primo (trattato dall’impianto Ecocall, che tuttavia ha aperto alla possibilità di discutere sulla questione) e 250 euro a tonnellata (il servizio è svolto dalla Ecosistem).

Come ultima annotazione, anche in questa occasione non si può non notare l’assenza di numerosi amministratori tanto al dibattito quanto alla votazione visto che in quest’ultimo caso non si è raggiunta neanche la maggioranza assoluta: erano presenti infatti solo 21 su 50. Un segno che evidentemente una questione importante come quella dello smaltimento dei rifiuti – a prescindere da chi abbia ragione – non merita di essere seguita.

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