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REGGIO CALABRIA – «A guardarla bene, però, non è poi così male. Quasi quasi la prendiamo questa statua romana. Anche se è senza naso». 

Ci hanno ripensato i manager del Princeton Museum che all’inizio di maggio avevano risposto picche alla soprintendente archeologica della Calabria che chiedeva giustamente indietro la “sua” Testa di Apollo. Quella testa di Cirò che, ormai, al museo nazionale della Magna Graecia di Reggio Calabria mancava da ben oltre quei quattro anni fissati dall’accordo di prestito con gli Stati Uniti. Ma di ridarla indietro, gli statunitensi proprio non ne volevano sapere. Aveva una sala tutta per sè, l’Apollo Alaios del quinto secolo a. C. a Princeton. E i visitatori avevano fatto la fila per godersi questo raro esempio di arte classica. Così, quando dalla Calabria era giunto il “sollecito”, loro avevano risposto: «Vabbè, voi avete il museo chiuso. La teniamo un altro po’». 

La macchina ministeriale si era messa però in moto per sbloccare la vicenda. Finchè gli alti piani del ministero avevano chiesto alla soprintendente Simonetta Bonomi, per non venire meno a questi intoccabili scambi bilaterali Italia-Usa a base di opere d’arte,  di scegliere un altro capolavoro, manco a dirlo calabro, da inviare per riscattare l’Apollo. Detto fatto, la scelta cadde su un pezzo pregiatissimo, la testa muliebre di età Claudia di Vibo Valentia. Ma quando la cosa sembrava fatta, ecco la riposta inattesa dal Princeton Museum: «Non se ne fa nulla: la statua è senza naso».

Risposta, questa, che lasciò ovviamente di stucco l’intera Calabria. La testa di Vibo è infatti un pezzo unico, dai dettagli incredibilmente raffinati: i capelli raccolti sulla nuca dell’opera in nero basalto, ricadono poi sulle spalle con un realismo e una grazia di rara fattura. 

«Alla fine da Princeton hanno accettato la nostra proposta – racconta sollevata la soprintendente Bonomi – e così hanno deciso di prendere la statua romana». Quanto ai tempi di ritorno ancora non c’è una data precisa: «Ci hanno detto nel giro di un mese, crediamo che per agosto comunque dovrebbe rientrare a Reggio». Una vicenda, questa, non proprio semplice. Tanto che il ministero avrebbe detto alla Bonomi di occuparsene personalmente, tanto era diventato complicato risolvere il “busillis”. Una volta rientrato, poi, ovviamente si penserà a come valorizzare il capolavoro di  Cirò  che da anni, ormai, mancava alla Calabria. 

Richiestissimo, soprattutto all’estero, ma apprezzato nel Bel Paese, l’Apollo   era stato scelto qualche anno fa dal  ministero per i Beni cultura come immagine del sito ufficiale del dicastero e di diverse iniziative nazionali.

Si può dire infatti che l’acrolito sia uno dei pezzi più importanti dell’intera collezione di palazzo Piacentini, e della Calabria, insieme a Bronzi, teste barbate e Kouros, per citarne solo alcuni. Adesso la vicenda sta dunque per risolversi. Mentre altri reperti importanti della collezione del Museo nazionale rimangono a Cleveland in mostra.

Non resta dunque che attendere la riapertura del museo reggino. Una volta fatto il nuovo allestimento sarà più complesso togliere reperti così importanti. E l’Apollo di Cirò, come annunciato sin dall’inizio dalla soprintendente, nel museo rinnovato  avrà un posto d’onore.

 

 

 

 

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