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UN gesto di solidarietà, caldo e fragante. Non  è elemosina, la pratica del caffè  sospeso, ma condivisione di un momento. Lasciare un caffè pagato per chi passa dopo, per chi non può permetterselo. Usanza partenopea, assunta a valore nazionale. Dallo scorso anno l’associazione “Rete del Caffè Sospeso – Festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso” ha deciso di istituire, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, il “10 dicembre – Giornata del Caffè Sospeso”, per proporre la ripresa dell’antica usanza  in bar e locali d’Italia e per conseguire nuovi aderenti che diffondano, nel settore della promozione culturale e
nella vita quotidiana, la filosofia solidale su cui si fonda.  «Mi associo all’offerta di un caffè sospeso, per il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in caldo a ritirarlo quando vuole», scrive Erri De Luca, napoletano e scrittore, uno dei tanti sostenitori dell’iniziativa (tra gli altri Franca Rame e padre Alex Zanotelli) che trova aderenti anche in Calabria, a Cardeto, Pizzo, Scilla, Riace e  Sant’Alessio in Aspromonte. Chissà che da qui al dieci dicembre non si accodi anche qualcun altro.
Di seguito l’elenco delle attività calabresi aderenti alla “Rete del caffè sospeso”

– a Cardeto (Reggio Calabria)
Trattoria “Il tipico Calabrese” di Marcello Manti
Via Torrente Sant’Agata

– a Pizzo (Vibo Valentia)
bar “La Madonnella”
via Prangi 82

– a Riace (Reggio Calabria)
“Meeting Bar”
Piazza del Comune


– a Sant’Alessio in Aspromonte (Reggio Calabria)

Pizzeria “U Cippu” di Franco Calabrò

– a Scilla (Reggio Calabria)
“Bar Circe” di Pasquale Pescatore
Piazza San Rocco

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