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Le scoperte archeologiche sono venute alla luce nel corso di alcuni lavori di restauro della chiesa di Tropea

TROPEA (VV) – Importanti ritrovamenti all’interno della seicentesca chiesa di Santa Maria della Neve anche detta “della Michelizia”. La chiesa, oggi sconsacrata e da anni sede di eventi e manifestazioni concertistiche, dallo scorso 25 gennaio è sottoposta a interventi di restauro a cura della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria finanziati con fondi ordinari del Mibact.

In particolare sono stati avviati lavori di rimozione della pavimentazione della navata per la realizzazione di un sistema di deumidificazione e ventilazione della parte basamentale dei muri al fine di inibire la risalita dell’acqua per capillarità. Tale scavo ha rivelato la presenza di due camere sepolcrali voltate a botte e delle creste di muri riferibili a costruzioni antecedenti l’attuale edificio. Ritrovamenti inattesi e preziosi per la comprensione sia della storia del monumento e sia per la conoscenza delle vicende insediative del sito. Dagli scavi emerge chiaramente un più antico impianto delle dimensioni di circa 12,5 x 6,5 mt impostato a 2 metri più in basso rispetto all’attuale piano di calpestio.

Le strutture murarie rinvenute, seppur di proporzioni più contenute, presentano un orientamento perfettamente coincidente con l’attuale. La tessitura muraria, dello spessore medio di 0,65 mt, risulta realizzata con conci di pietrame locale di piccole e medie dimensioni sapientemente ammorsati e legati con malta di calce. La semplicità dell’ordito si impreziosisce nelle soluzioni d’angolo eseguite con grossi conci in pietra calcarea perfettamente squadrati. Le strutture rinvenute si presentano in buone condizioni e conservano, su entrambi i fronti, più piani di intonaco e brani di affresco ancora in fase di studio eseguiti in almeno due differenti momenti storici.

«I rinvenimenti – affermano dalla Soprintendenza – paiono confermare la presenza di un primigenio edificio votivo dedicato presumibilmente alla Vergine, poi abbandonato e riusato quale ricovero per animali dagli abitanti del quartiere del Carmine, secondo quanto riportato in documenti di archivio e nei racconti popolari. Alla luce degli importanti rinvenimenti è stata opportunamente coinvolta la Soprintendenza Archeologia della Calabria che sta attualmente coadiuvando le operazioni di scavo, dai cui esiti scaturirà la rimodulazione del progetto originario».

Considerata l’imminenza della stagione turistica, nonché il richiamo del monumento, la Soprintendenza confida nella possibilità di aprire a breve il cantiere alla visita in condizioni di sicurezza.

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