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VIBO VALENTIA – La lunga telenovela di via Paolo Orsi registra nuove puntate che però, purtroppo, non lasciano intravedere nulla di buono. Eh sì, perché le nuove mura, emerse di recente sembrano destinate (felici, naturalmente, di sbagliarci) a tornare sotto terra. Il che suscita un interrogativo: ha avuto senso spendere circa 40 mila euro per farle tornare alla luce se poi non vengono valorizzate e rese fruibili al pubblico? Una domanda che non è escluso si possa fare anche la Corte dei conti.

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Le varie e documentate inchieste del Quotidiano del Sud, iniziate nel novembre 2015 con l’avvio dei lavori di messa in sicurezza di via Orsi con il conseguente emergere dei primi blocchi di arenaria, portarono all’immediato blocco dei lavori edili e, su diktat del Ministero e della Sovrintendenza, all’avvio di ulteriori scavi volti a definire qualità e quantità dei ciò che si cela sotto la carreggiata. Effettuati nello scorso mese di luglio proprio in corrispondenza del cancello d’ingresso alle mura dell’Orsi, hanno confermato ciò che ogni archeologo alle prime armi sa, e cioè che l’enorme cinta difensiva, torri comprese, continuava sotto la strada.

Basta recarsi all’esterno del cantiere, lato cimitero, per rendersene conto: i grandi blocchi sono stati ricoperti con teli di plastica e terra (per proteggerli dalle intemperie o per nasconderli ad occhi “indiscreti”?), il che secondo quanto riferito da addetti del settore archeologico, ne preannuncia chiaramente il ri-seppellimento. Oltre le transenne si nota anche il grosso tubo in plastica della condotta delle acque piovane che dovrebbe attraversare la carreggiata per raccordarsi con l’altro pezzo già posizionato, e ricoperto di cemento, una cinquantina di metri più a valle. Il fatto è che quei “maledetti” blocchi di arenaria non ne vogliono proprio sapere di sparire e ne rendono difficile il corretto posizionamento, si nota infatti che esso non ha la necessaria pendenza ma presenta un tratto in leggera salita. Il che solleva dubbi sulla sua futura funzionalità.

A proposito della condotta, c’è da rilevare un particolare: per i lavori stradali, dopo la rinuncia della prima ditta che aveva vinto l’appalto, era stata incaricata la napoletana Lande spa. Essa però, non avendo avuto il nulla osta antimafia dalla prefettura, si è vista annullare il contratto dal Comune, che sta procedendo ad un nuovo affidamento.

«E allora – commenta polemico uno studioso locale di archeologia – visto che la ditta Omniarch di Lamezia è incaricata soltanto dello scavo archeologico e che il posizionamento dell’enorme tubo di plastica esula da tale incarico, ci si chiede: chi l’ha posizionato? Questo tubo – aggiunge, acido – sembra ciò che maggiormente interessa all’amministrazione, le mura possono tornare tranquillamente sotto terra». Da palazzo Razza si dirà che non è vero, che per valorizzare le nuove mura servono dei soldi che il Comune non ha. E questo è indubbiamente vero. Ciò non toglie però che, se si ha la capacità di produrre un’adeguata progettazione (che riguardi via Orsi, il Belvedere e il tratto dietro il liceo Capialbi), dalla Regione, dallo Stato e dall’Ue potrebbero arrivare fiumi di denaro. Valorizzare e rendere fruibili i nuovi tratti creerebbe un continuum con le mura dell’Orsi e il Belvedere, dando maggiore senso e valenza al futuro parco archeologico d’Hipponion. «Insomma, tu amministrazione ferma il ri-seppellimento delle nuove mura e fai subito un progetto serio, valido e coerente, con cui la città valorizza le sue mura, unendo archeologia e paesaggio, che da qui è veramente splendido. Vedrai che i fondi arriveranno».

Obiettiamo: sì, ma la strada? Il nostro interlocutore ha una risposta convincente anche per questo: «Intanto va detto che su via Orsi non serve una condotta così enorme, circa 70 cm di diametro. La vecchia era di 20 cm, una di 40 sarebbe sufficiente e molto più facile da posizionare, magari seguendo il percorso preesistente. Quanto alla via, la si potrebbe dismettere, realizzandovi solo un camminamento per pedoni, destinando all’accesso veicolare la strada alle spalle del Cofino, che andrà un po’ risistemata. Come si vede, le soluzioni ci sono, se si vuole davvero (e non solo a parole) tutelare la storia della città e arricchire il suo patrimonio archeologico e culturale tout court. Cosa che porterebbe benefici anche economici che solo chi soffre di miopia non riesce ad immaginare».

A questo punto sarebbe interessante sapere cosa pensi di tutto questo affaire la Sovrintendenza, il cui interesse primario è istituzionalmente quello di valorizzare i beni archeologici del territorio. Qualche settimana fa è venuta a Vibo Elena Calandra, nuova responsabile della Calabria inferiore. Domanda: è stata in via Orsi? Si è fatta un’idea della questione? E’ d’accordo sul riseppellimento delle nuove mura? Cercheremo di saperlo nei prossimi giorni.

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