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VIBO VALENTIA – Un vero e proprio polverone si è sollevato – anche se c’è chi sta smorzando i toni – attorno al “Tropea Festival Leggere e Scrivere”, manifestazione culturale – la cui strada che porta all’istituzionalizzazione è stata imboccata proprio ieri – che si svolge verso la fine dell’estate tra il capoluogo ed altri centri della Provincia. Già qualche avvisaglia c’era stata in quest’ultima edizione, la quarta, tenutasi dal 12 al 17 ottobre, in cui la maggior parte degli eventi si era svolta a Vibo, lasciando a Tropea – dove il festival è sostanzialmente nato e in cui avvenivano le premiazioni – soltanto qualche briciola.

Da qui, la volontà, ventilata ma mai apertamente ed ufficialmente, almeno fino a ieri ieri, di eliminare il nome “Tropea” e sostituirlo con “Vibo”. Da ieri, dunque, il dado è tratto, dunque, ed a lanciarlo è stato il sindaco di Vibo Elio Costa nel corso della conferenza stampa avente proprio ad oggetto la proposta di legge regionale per istituzionalizzare il Festival messa in cantiere dal consigliere di Forza Italia a Palazzo Campanella, Giuseppe Mangialavori, che l’ha esposta nell’incontro con i giornalisti. Costa ha chiesto sostanzialmente di inserire il nome del capoluogo a fianco a quello della città tirrenica nella dicitura dell’evento culturale per arrivare in un secondo momento a mantenere solo il primo, per come d’accordo con il direttore del Sistema bibliotecario vibonese, Gilberto Floriani, vero e proprio deus ex machina della manifestazione culturale. Su quelle parole si è innescata una polemica che è stato lo stesso consigliere regionale a smorzare.

A gettare ulteriormente benzina sul fuoco è adesso il presidente del Consiglio comunale di Tropea, Sandro D’Agostino che dal suo profilo Facebook annuncia l’intenzione di chiedere un incontro urgente al sindaco della “Perla del Tirreno” Pino Rodolico per contattare urgentemente Floriani: «Pretendo – scrive – da chi ha chiesto alla città di Tropea di partecipare ad un Ati (associazione temporanea di imprese) per ottenere cospicui finanziamenti, che prenda le distanze dalla becera proposta del sindaco di Vibo Valentia, il quale invoca l’eliminazione del nome Tropea dal festival leggere&scrivere. Quello di Costa è l’esempio di un campanilismo piccolo piccolo, di una visione provinciale che condanna la città di Vibo Valentia all’anonimato che le è proprio. Si rende conto, il sindaco Costa, che al fuori della provincia di Vibo Valentia la sua città è sconosciuta e che il festival ha funzionato perché legarlo al nome di Tropea ha costituito un vero e proprio brand? Spero che Floriani – conclude D’Agostino – chiarisca i suoi propositi nel più breve tempo possibile, diversamente sarà la città di Tropea a chiarire a lui e al sindaco Costa molti aspetti in merito alla futura organizzazione del festival Tropea leggere&scrivere».

Ma è lo stesso consigliere regionale Mangialavori, raggiunto al telefono, a smorzare i toni precisando il suo pensiero e smentendo una contrapposizione con Costa: «Nulla di tutto ciò – ha riferito – anche perché la legge regionale, sulla quale ho investito impegno e passione nell’unico scopo di blindare una manifestazione di estrema rilevanza culturale, non vuole rappresentare l’affermazione di una città a scapito di un’altra. Tutt’altro, basta infatti scorrerla per comprendere che essa mira ad includere non escludere. Vale a dire, contempla e comprendere non solo Tropea e Vibo, ma anche altri centri del territorio in cui si svolgono manifestazioni di spessore: quindi Pizzo, Nicotera, Soriano, Mileto e Serra. È chiaro che Tropea nel corpo della legge rivesta un ruolo di primo piano, e che la stessa preveda solo il suo nome. Poi sulla richiesta del sindaco Costa si potrà ragionare in un secondo momento, ma per adesso la mia attenzione è finalizzata soltanto all’approvazione della norma e non ad alimentare polemiche inutili che spesso sorgono quando si fa qualcosa di positivo».

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