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Jacques Renoir

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CAPISTRANO – È la storia dell’Angitolano che prende consistenza, che viene riconosciuto quale luogo che ha fatto incontrare la storia, Carlo III di Borbone a Monterosso, Murat a Pizzo, Renoir a Capistrano, con quest’ultimo che ha posto la sua mano nei meravigliosi affreschi della Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna di Polsi. Il piccolo borgo montano del Vibonese da anni si interroga su quegli affreschi trovati per caso: saggi, conferenze, articoli di giornale, approfondimenti su riviste specializzate, fino ad una ricognizione del critico d’arte Vittorio Sgarbi e non ultimo pubblicazioni di volumi su una storia comparata a cura del giornalista Fera.

Ma la chiave di volta l’ha data diversi anni fa l’assessore alla cultura Mariastella Francolino che, oltre a promuovere ogni cosa parlasse di un possibile collegamento tra gli affreschi della chiesa di Capistrano e l’impressionista Pierre Auguste Renoir, ha cercato di contattare eredi, visitare i luoghi del pittore francese alla ricerca di quel filo sottile che lega Capistrano alla cultura pittorica e storica della prima metà dell’Ottocento. Da non politica, oggi va a chiudere e allo stesso tempo aprire un tassello importante con la famiglia Renoir incontrando il nipote dell’artista, Jacques Renoir, direttore di fotografia e fotografo lui stesso la cui identità di alto profilo europeo è ben nota nella cinematografia quanto nell’editoria accademica.

La Francolino aggiunge un tassello importante al suo impegno per il rilancio del paese attraverso la presenza di Renoir al di là del fiume Angitola e questa illustre presenza suggella il suo impegno. Giunto ieri sera all’aeroporto di Reggio Calabria, Jacques Renoir è poi arrivato nel Vibonese dove, per una settimana, “soggiornerà” tra queste terre per rivivere il paesaggio che ha incantato suo nonno, che lo ha dipinto e che ancora oggi la memoria capistranese ricorda nei suoi modi garbati e gentile quel francese elegante con quel suo rivolgersi alle persone con i termini “Madame” e “Madamoiselle”.

Una settimana che l’illustre Renoir del XX secolo avrà modo di raccontare fuori dai confini regionali e nazionali con lo scatto del suo obiettivo, quel pezzo di terra dove il nonno ha voluto lasciare una traccia indelebile. Ai tanti impegni della settimana calabrese di Jacques Renoir anche quella di incontrare mercoledì gli studenti del “Capialbi” di Vibo guidato dal dirigente Antonello Scalamandré per una lezione sull’arte della fotografia nella cinematografia. Prossime tappe altri simboli del territorio: le grotte di Zungri, il castello di Pizzo, il museo archeologico di Vibo, La Certosa di Serra, il Lago Angitola e la chiesa dell’Isola di Tropea.

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