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La sede della Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime

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MILETO – La reazione alla mancata approvazione delle modifiche richieste dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, allo statuto della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime era attesa e dopo meno di dieci giorni dalla seduta dell’assemblea del 22 luglio che ha detto un secco “NO” a larghissima maggioranza al nuovo statuto è arrivata, ed è pesante come un macigno.

LEGGI DEGLI ESITI DELL’ASSEMBLEA DEL 22 LUGLIO
E DELLE MODIFICHE CHIESTE DAL VESCOVO RENZO

Il Vescovo, con decreto emesso oggi 1 agosto 2017, ha revocato il precedente decreto di approvazione dello Statuto della Fondazione voluta dalla mistica Natuzza Evolo emesso nel 1999 dall’allora vescovo Domenico Tarcisio Cortese disponendo «l’obbligo a tutti di obbedienza ai singoli dettati».

A seguito della decisione, quindi, il vescovo Renzo, fa divieto «alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria di organizzare pubbliche attività di religione e culto di qualsiasi natura dentro e fuori la propria sede, di utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime non ancora consacrata, di raccogliere offerte in eventuali pubbliche celebrazioni liturgiche che in ogni caso dovranno organizzarsi solo ad opera della Parrocchia Santa Maria degli Angeli in Paravati, unica ad essere titolata per qualsiasi attività di Religione e culto (processioni, sante messe e quant’altro), di conservare il SS Sacramento e di celebrare la Santa Messa nella casa per anziani Mons. Colloca, compresa l’annessa aula polifunzionale, revocando ogni facoltà precedentemente concessa».

Il presule di fatto, quindi, revoca ogni autorizzazione alla Fondazione che, in tal modo, diventa una semplice organizzazione di diritto privato. Inoltre, il vescovo ha rilevato «l’obbligo di attenersi “sub gravi” alle disposizioni emanate da Papa Francesco nel recente Motu proprio “Maiorem ac dilectionem” in cui è stabilito che “sono proibite nelle chiese le celebrazioni di qualunque genere o i panegirici sui Servi di Dio, la cui santità di vita è tuttora soggetta a legittimo esame. Ma anche fuori della chiesa bisogna astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l’inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull’offerta della vita del servo di Dio, comporti certezza della futura canonizzazione dello stesso”».

Il decreto è già in vigore e, trascorsi 30 giorni, sarà trasmesso al Ministero dell’Interno «per gli opportuni adempimenti civili, alla Nunziatura in Italia e alla Segreteria di Stato Vaticano, già coinvolte nella vicenda, alla Segreteria Generale della Cei per la dovuta informazione da fornire ai vescovi delle singole diocesi d’Italia».

Nel frattempo, il presidente della Fondazione, don Pasquale Barone, e il tesoriere della stessa, padre Michele Cordiano, si sono dimessi, su quest’ultimo punto maggiori chiarimenti si avranno mercoledì 2 agosto quando si terrà una seduta del consiglio di amministrazione dell’ente. Negli scorsi giorni si era dimesso anche il parroco di Paravati, membro di diritto del Consiglio di Amministrazione, don Francesco Sicari.

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