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Il vescovo Luigi Renzo e padre Michele Cordiano durante una delle celebrazioni a Paravati

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MILETO – Il terremoto che ha sconvolto i fedeli devoti della mistica di Paravati, principale frazione di Mileto, Natuzza Evolo dovuto al decreto di revoca di approvazione dello Statuto emesso dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, (LEGGI LA NOTIZIA) continua ad avere una notevole eco restando di piena attualità.

LEGGI DEGLI ESITI DELL’ASSEMBLEA DEL 22 LUGLIO
E DELLE MODIFICHE CHIESTE DAL VESCOVO RENZO

Questa mattina si è svolta la seduta del Consiglio di amministrazione della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime durante il quale il Cda ha preso atto delle dimissioni del presidente, don Pasquale Barone, del tesoriere, padre Michele Cordiano e del parroco di Santa Maria degli Angeli, don Francesco Sicari. Inoltre nel corso della seduta si è proceduto alla nomina della nuova guida dell’ente, individuata nel vicepresidente Marcello Colloca. Ma la decisione più importante è forse quella con cui il Cda ha tentato di riaprire un dialogo con il vescovo Luigi Renzo in cerca di una soluzione che possa far uscire la Fondazione da questa situazione che di fatto ne blocca completamente l’attività, decisione che appare in linea anche con la fugura del nuovo presidente tra i pochi favorevole alle modifiche richieste dal vescovo.

Nel frattempo, lo stesso vescovo della Diocesi ha reso pubblico l’intero testo del decreto (quello diffuso dalla Fondazione nella giornata di ieri era unicamente la parte dispositiva) nel quale il presule spiega meglio i motivi della decisione. Ricordando «il Decreto emanato dal predecessore, S.E. Mons. Domenico T. Cortese, con cui in data 22 febbraio 1999 approvava lo Statuto e costituiva la Fondazione di religione e culto “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” in persona giuridica nell’ambito del diritto canonico ai sensi del can. 116», il vescovo Renzo ha evidenziato come «nel corso degli anni si è reso necessario un aggiornamento di alcune parti di detto Statuto sia per alcune incongruenze più volte da me rilevate a riguardo del ruolo del Vescovo all’interno del CdA, sia per le normative dettate dalla “Istruzione in materia amministrativa” della CEI e dal Motu proprio “Intima Ecclesiae Natura” di Papa Benedetto XVI (2012), sia infine per regolare e stabilizzare concretamente per il futuro il rapporto collaborativo tra Fondazione e Diocesi allo scopo esclusivo di tutelare e salvaguardare l’ecclesialità dell’opera e della spiritualità di Natuzza Evolo».

Tuttavia il presule ha rimarcato «l’assoluta indisponibilità manifestata dal CdA in quasi due anni di trattative, restando nella convinzione che lo Statuto è “intoccabile”, pur dopo aver costituito “ad hoc” una Commissione paritetica di studio, che ha lavorato per diversi mesi senza esito», a cui si aggiungono anche «i pareri autorevoli sulla nuova Bozza di Statuto espressi dall’Ufficio Giuridico della Cei, dal Nunzio Apostolico in Italia, dalla Segnatura Apostolica, dalla Segreteria di Stato Vaticano, pareri tutti fatti pervenire al Presidente del CdA» ma che non «hanno sortito alcun effetto di alleggerimento della posizione pregiudizionalmente negativa della Fondazione».

Il culmine, ricostruisce il vescovo nell’atto, si raggiunge quando «senza giustificati motivi perfino la Bozza dello Statuto concordata e sottoscritta con me dal Presidente Sac. Pasquale Barone è stata rigettata», il che porta ad evidenziare un «totale rifiuto, quasi irriverente, della stessa autorità del Vescovo che, a norma dei cann. 305§1 e 323§1, aveva inviato due suoi Delegati all’assemblea del sodalizio, convocata per l’approvazione di variazioni dello Statuto il 22 luglio scorso», e a cui «non è stato riconosciuto diritto di parola, nemmeno per porgere il saluto di Vescovo, con la motivazione pretestuosa che essendo la Fondazione di diritto privato non dipendeva dalla giurisdizione vescovile».

Inoltre, «durante l’assemblea, e quindi pubblicamente, la quasi totalità dei soci presenti, ivi compresa la componente clericale, ha affermato e ritenuto che lo Statuto ed in specie “Il testamento spirituale” di Natuzza riportato nell’art. 2 erano “intoccabili” perchè Natuzza è ritenuta “messaggera” diretta della Madonna, che in una apparizione l’avrebbe costituita esecutrice di un mandato divino anche a prescindere dall’autorità ecclesiastica, affermazione in verità mai fatta dall’interessata e per di più in netto contrasto con il suo normale atteggiamento di obbedienza alla Chiesa».

Una affermazione, questa dell’assemblea, che riguarda «il riconoscimento di queste asserite apparizioni» che «non è stato mai concesso dall’Ordinario diocesano» e che quindi appare di estrema gravità tanto da configurarsi come «ereticale e insubordinazione anche ai disposti della Lettera Apostolica “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni” (25 febbraio 1978), norme poi riconfermate il 14 dicembre 2011».

Infine, il presule conclude la parte introduttiva del decreto evidenziando come «da esplicite dichiarazioni di molti soci durante la predetta assemblea, anche qui in stridente contrasto con gli insegnamenti di umiltà e di obbedienza alla Chiesa di Natuzza, è apparso chiaro il rifiuto di ogni rapporto con la diocesi, quasi che la Fondazione fosse un ente privato a sé stante e, pertanto, autonomo da ogni ingerenza estranea, ignorando peraltro che essendo un ente approvato con decreto vescovile è sottoposto di conseguenza alla vigilanza dell’Ordinario diocesano».

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