X
<
>

don Francesco Mottola

Condividi:
4 minuti per la lettura

TROPEA (VIBO VALENTIA) – Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione di don Francesco Mottola, sacerdote calabrese.

La comunicazione è avvenuta ieri, quando il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione.

«Definito perla del clero calabrese, don Francesco – evidenzia una nota – si mise a servizio di quelli che in gergo dialettale definiva i “nuju du mundu”, gli scartati, i respinti e rifiutati della società, come li chiama oggi papa Francesco. Uomo di contemplazione e di grande spiritualità, il prete tropeano seppe coniugare le due dimensioni della preghiera e della carità, divenendo un certosino della strada. Un carisma che ha trasmesso a sacerdoti, consacrate dell’Istituto delle Oblate del sacro Cuore e a tanti laici. In occasione del cinquantesimo della sua morte avvenuta nel 1969 nella sua Tropea per don Mottola è ormai vicino l’onore degli altari».

Chi era don Francesco Mottola

Francesco Mottola, fondatore dell’Istituto Secolare degli Oblati del Sacro Cuore, è nato a Tropea il 3 gennaio 1901, primogenito di tre figli di Antonio Mottola e Concettina Braghò, coniugi di profonda religiosità cristiana. Due giorni dopo la nascita, il bambino fu condotto al battesimo in parrocchia e gli fu dato il nome di Francesco Gaetano Umberto.

Dai genitori, specialmente dalla madre, ricevette una solida formazione umana e spirituale. Nell’ottobre del 1911, entrò nel Seminario vescovile di Tropea. A dodici anni rimase orfano di madre che si tolse la vita. L’11 novembre 1914 ricevette il sacramento della cresima. Nel 1917 passò al Seminario Regionale “Pio X” di Catanzaro e il 5 aprile 1924 fu ordinato sacerdote.

Dopo l’ordinazione insegnò, fino al 1942, materie letterarie nel Seminario di Tropea. Dal 1929 al 1942 svolse l’incarico di rettore dello stesso seminario e dal 1931 al 1969 di penitenziere della Chiesa Cattedrale. Inoltre, ricoprì l’ufficio di segretario della giunta diocesana di Azione Cattolica e di assistente del circolo della gioventù maschile “Francesco Acri”. Fondò, insieme ad altri, il Circolo Culturale Calabrese e diresse la rivista Parva favilla. Dal 1935 cominciò ad organizzare in piccoli gruppi, sacerdoti e laici, secondo un’ideale di azione caritatevole e preghiera contemplativa, come “certosini della strada”. Fondò varie “Case della Carità”, per l’accoglienza e l’assistenza dei poveri, dei disabili e dei più abbandonati a Tropea, Vibo Valentia, Parghelia, Roma. Per la loro cura fondò, insieme con la Serva di Dio Irma Scrugli la “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù”.

Nel 1942 don Mottola rimase colpito da una forma grave di paralisi che gli impediva l’uso della parola e del lato destro del corpo. Per 27 anni, fino alla morte, rimase relegato nella sua stanza, impossibilitato a muoversi. Si spense a Tropea, il 29 giugno 1969. I funerali si svolsero il primo luglio alla presenza imponente delle autorità ecclesiastiche, civili e del popolo che venne per rendere l’ultimo omaggio a questo sacerdote santo e pieno di meriti. La sua salma fu tumulata nel cimitero di Tropea. Oggi riposa nella Cattedrale di Tropea.

La Messa era al centro della sua giornata; scrive nel suo diario: “La santa Messa sarà al centro della mia attività sacerdotale. In preparazione ad essa mi serviranno tutte le azioni dal momento del pranzo in poi… come ringraziamento tutte le preghiera liturgiche e le azioni fino al pranzo.”

Il silenzio, l’umiltà, la preghiera, il dono, sono i pilastri della spiritualità oblata che don Mottola richiama continuamente, così scrive: “… nel fondo dell’anima sia continuo il silenzio e così arderà senza oscillazione la fiamma”.

E il suo misticismo si accentuò con il dolore quotidiano e con l’impossibilità di comunicare agevolmente e nelle sue opere profuse il carisma del contemplativo e dell’uomo di azione, stimolando nello stesso spirito i suoi figli Oblati, diceva: “La Casa della Carità l’ho sognata grande almeno quanto la nostra terra, accogliente tutto il dolore, non per eliminarlo, perché sarebbe un sacrilegio, ma per divinizzarlo e divinizzato adorarlo”.

Don Francesco si è offerto come vittima, come lampada che arde di fronte a Dio sia nel suo impegno a favore degli ultimi che ben descrive nel suo testo sulla Via Crucis fra i tuguri della Calabria, sia nel corso della lunga malattia che lo ha visto ogni giorno offrirsi sulla sua cattedra di dolore e di amore.

Il processo diocesano sulle virtù è stato introdotto il 15 ottobre 1981, è stato dichiarato “Venerabile” da Papa Benedetto XVI in data 17 dicembre 2007.

Alla sua intercessione è stato attribuito un miracolo avvenuto nel 2010 la cui Inchiesta diocesana è stata celebrata nella diocesi di Mileto dall’8 agosto 2012 al 5 aprile 2013. Successivamente l’Inchiesta è passata alla sua fase romana presso la Congregazione delle Cause dei Santi dove il miracolo è stato vagliato dalla Commissione Medica, da una commissione teologica e da una commissione di Cardinali e Vescovi che hanno espresso parere favorevole. A questi voti è seguita l’autorizzazione del Santo Padre Francesco.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE