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MILETO (VIBO VALENTIA) – «Santo è chi vive questa intimità con Dio senza tralasciare le cose della terra. Natuzza Evolo è stata questo; è stata una testimone autentica del messaggio cristiano, tanto da poter stimolare chiunque di noi a procurarci accanto a lei un posto in Paradiso tra i Santi».

Anche con queste parole il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, ha descritto Natuzza Evolo alla folla di devoti che è accorsa ieri in Cattedrale per la celebrazione eucaristica in ricordo della mistica di Paravati svoltasi per la prima volta in Cattedrale con una buona partecipazione di devoti (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE) .

La tensione esistente da ormai oltre tre anni (LEGGI LA NOTIZIA) tra la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime non è entrata nelle parole ufficiali ma la si percepiva nel corso della manifestazione non foss’altro che si è trattato della prima celebrazione dell’anniversario della morte di Natuzza Evolo svolta lontano da Paravati.

La Basilica Cattedrale era al completo nei posti a sedere con la partecipazione dei figli di Natuzza Evolo (la nipote Fortunata Nicolace ha letto in chiusura un messaggio di ringraziamento al vescovo durante il quale ha ricordato come la mistica abbia sempre vissuto nel segno dell’ubbidienza alla chiesa ed ha auspicato la felice risoluzione della crisi tra Fondazione e Diocesi), di diverse autorità militari e del sindaco della città, Salvatore Fortunato Giordano, presente in chiesa con tanto di fascia tricolore.

Il vescovo Renzo, nella sua omelia, ha voluto evidenziare come «non poteva passare sotto silenzio la ricorrenza dei 10 anni dalla morte, ricorrenza tra l’altro che segue a breve distanza l’apertura solenne, il 6 aprile scorso (LEGGI) della sua causa di Beatificazione, che speriamo di portare a termine senza difficoltà nel più breve tempo possibile».

Rispetto ai santi e alla santità il pastore della diocesi ha spiegato che «si tratta di uomini e donne che con fede hanno portato il peso dei propri limiti ed il peso della famiglia, l’impegno duro della fedeltà e della coerenza, il fardello delle debolezze umane senza mai perdere la fiducia nel Padre che ci ama, nel Figlio che ci salva, nello Spirito Santo che ci guida».

Ma allora, alla luce di questo, «Cos’è la santità? – si chiede il vescovo – Non è altro che la realizzazione del progetto di amore che Dio ha su di noi. Santi non si nasce, ma si diventa giorno per giorno mettendoci a disposizione di Dio. Santo, di conseguenza, non è il perfetto, uno che non è caduto mai in qualche colpa, ma chi sa risollevarsi confidando nell’amore misericordioso di Dio».

Una definizione di questo tipo della santità «ci spinge a pensare che tutti possiamo e dobbiamo guardare alla santità come meta normale della nostra vita. Il vero male delle nostre comunità è di non essere sante abbastanza, è di credere che la santità sia solo per pochi e non può essere raggiunta da tutti. La santità, invece, è la via per tutti. È questo, tra l’altro, l’insegnamento che ci ha lasciato Natuzza, che, pur analfabeta e senza cultura, ha saputo entrare nel cuore di Dio ed ha fatto entrare Dio nel suo cuore facendolo sentire a casa sua».

Il vescovo ha poi rimarcato che «i Santi, e Natuzza è tra questi, con la loro testimonianza ci stimolano e ci aiutano a capire che questo traguardo è possibile, è alla portata di tutti: ciò che conta è prendere gusto a farsi amare da Dio. Non si tratta, pertanto, di fare miracoli, di essere eroi o di non sbagliare mai, ma di farsi amare da Dio ogni giorno di più aprendo a Lui il nostro cuore ed aprendo a nostra volta il nostro cuore al prossimo. È l’amore con cui facciamo le cose che le rende buone per noi e per gli altri».

Tornando su Natuzza, Renzo ha aggiunto che «con la sua semplicità disarmante e con la sua profonda spiritualità Natuzza è una vera sfida alla nostra cultura liquida, caratterizzata dalla ricerca dell’effimero, del successo, dell’apparire, del contingente. Comunica l’amore alla vita. Questo è il suo primo messaggio convincente. Insegna il ricupero della spiritualità e della interiorità come la via più breve e sicura per uscire dall’aridità del cuore ed intraprendere un percorso serio di fede e di umanità».

In conclusione «con la sua spiritualità Natuzza ci offre questi stimoli e con la sua semplicità serena e col suo senso di maternità profonda offre alla Chiesa ed a tutti l’esempio di un servizio umile, genuino e sofferto fino ad accettare di salire con Gesù sulla Croce. Dieci anni fa, il 1° novembre 2009, Natuzza lasciava fisicamente questa terra, ma il suo cuore, il suo amore è continuato e continua a riversarsi su di noi, su chi ha posto in Dio la sua speranza e la sua gioia. È un’occasione buona, quella di oggi, – conclude il vescovo – per rinnovare vicini a lei la nostra volontà di seguire generosamente il Signore con la certezza che la sua generosità supererà all’infinito la misura della nostra. Auguri a tutti di santità sotto la protezione di Mamma Natuzza, che non mancherà di intercedere per noi e di accompagnarci nell’incontro col Signore».

Il concerto alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime

Nel pomeriggio si è svolto, presso la Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime il concerto “Uniti agli angeli e ai santi. I giovani calabresi con Natuzza lodano Dio” secondo il programma già reso noto (LEGGI QUI). All’appuntamento, introdotto dal presidente della Fondazione Pasquale Anastasi erano presenti numerosi devoti provenienti da tutto il territorio regionale.

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