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Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo

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MILETO (VIBO VALENTIA) – Come tradizione in prossimità del Natale giunge da parte del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, il messaggio di augurio ai fedeli.

Ma l’occasione è, come consuetudine, propizia per richiamare l’attenzione dei fedeli su alcuni aspetti particolari della vita diocesana e religiosa. In particolare, il vescovo ha esordito ricordando come «questo anno speciale di Grazia in cui la nostra comunità vive il dono del Sinodo Diocesano ed in cui soprattutto abbiamo il cuore inondato di gioia grande perché fra qualche mese avremo l’ufficializzazione della Beatificazione di Don Francesco Mottola, sono motivi in più per accostarci alle celebrazioni del S. Natale con più intensità e spirito cristiano».

Renzo ha voluto invitare tutti a ricordarsi che «a Natale non serve riempirci di cose, chiusi in noi stessi, indifferenti degli altri, ma occorre riscoprire la gioia di stare con gli altri, di soffrire e gioire con gli altri». Nello specifico «il nostro mondo sembra non apprezzare più queste cose e ci incanala quotidianamente lungo la strada dell’accaparramento di ogni cosa possibile, finendo in un vuoto di senso senza scampo».

Citando Papa Francesco, il pastore della diocesi ha evidenziato «come sarebbe bello, per uscire da questo pantano delle cose, seguire anche noi la stella che ha accompagnato i Magi dall’Oriente verso Betlemme liberando il nostro cuore dal superfluo, dal troppo, dal di più del necessario che ci serve e che spesso ci rendono barbari ed inavvicinabili».

Spesso «ci convinciamo che basti il meccanismo dell’avere, del profitto, del benessere per far progredire il mondo, mentre Gesù che nasce tra noi viene a ricordarci che la nostra vita e la nostra fede si deve giocare nella costruzione fatta insieme di un mondo più giusto, meno egoista, impregnato di fraternità più che di indifferenza, di litigi, di lotte e di violenze fratricide, che deturpano l’immagine bella dell’uomo e della donna».

Ricordando ancora una volta don Francesco Mottola, Renzo ha aggiunto che «”ogni nostra azione, ci raccomanda Don Mottola, deve avere valore di eterno perché all’Eterno ci deve guidare”. E scriveva ancora pochi mesi prima di morire come il Verbo di Dio “quasi abbandonò per noi il Padre dei cieli e nel silenzio pieno venne sulla terra. Nacque in una stalla, nella vera povertà, in una stalla umida e nera”».

In quest’ottica «quanto contrasto col nostro vivere e sentire il Natale! “Il Bimbo di Nazaret è nato nel mondo lasciando dietro di sé una scia di grazia, di amore, di libertà”, mentre noi preferiamo tuffarci nel nostro mare di tenebre e di chiasso con l’illusione di essere nel giusto. Non serve a nessuno inventarsi problemi ed inseguire sogni irrealizzabili! Senza voler esagerare in queste considerazioni amare, accostiamoci al divin Bambinello con quella tenerezza gioiosa che fa spalancare il cuore alla speranza di una vita nuova».

L’insegnamento di Don Mottola «apre – prosegue il prelato – ad una spiritualità oblativa costante che spinge a “perdersi nell’Infinito” ed a colmare i vuoti della nostra esistenza. L’accoglienza del fratello, di ogni fratello, indipendentemente dalla provenienza e dal colore della pelle, come l’accoglienza del Bambino nel Presepe, è “fare in noi il vuoto per il Signore. Fare vuoto perché venga in noi a costruire il suo regno”. Per realizzare questo “si richiede un grande silenzio interiore. Il vuoto. Una ascoltazione profonda. E Dio ci darà un nome nuovo (Ap 2,17). Dio è il grande assediante che fa il lavoro muto”».

Pensando al Presepe e ancora a don Mottola, poi, il vescovo ha suggerito una serie di riflessioni sui personaggi che ne fanno parte: «Un asino bigio: rappresenta la pazienza; un bue: rappresenta la forza del lavoro; il Bambinello: è il Re dei re; la Madonna e S. Giuseppe: sono la Madre ed il Custode; la cometa dei Magi: è la saggezza umana che è nulla se guardiamo il Verbo di Dio”. Sono pensieri che ci suggerisce il beato tropeano e che aiutano a penetrare e leggere anche le nostre situazioni di vita per trovarvi un orientamento talvolta necessario».

Per il presule «possiamo ritrovarci nell’asino bigio per scoprire in noi l’importanza della pazienza nella vita di tutti i giorni e nei rapporti con gli altri a partire dalla famiglia; nel bue laborioso per riflettere sul lavoro che professiamo e per considerare benevolmente chi questo lavoro non può trovarlo perché non ce n’è; immedesimarci nel Bambino per accoglierne il messaggio di salvezza rivolto a noi; specchiarci in Maria e Giuseppe per ripensare magari il nostro compito educativo di adulti e di genitori tra di noi e verso i figli; nei Magi per rispolverare il coraggio della nostra fede seguendo la stella polare del Vangelo di Gesù».

In particolare, «tre sono le “leggi” che ci suggerisce Don Mottola per il nostro cammino di fede a partire dalla contemplazione del Bambino, Messia-Salvatore: “1) Vivere nel tempo, cioè nella storia, con l’anima nei Cieli sempre. Siamo i Certosini della strada. 2) Far tutto, ma soprattutto la volontà di Dio. 3) Credere alla nostra santificazione per la Grazia santificante che ci è donata gratuitamente da Cristo Signore. È così che trionferemo nel tempo, nella perenne giovinezza della preghiera contemplativa».

Monsignor Renzo conclude il suo messaggio con gli «auguri a tutti di un santo Natale in compagnia del Beato Don Francesco Mottola: la sua testimonianza eroica ci faccia da stella illuminante per incamminarci anche noi nella ricerca della verità e del senso pieno della nostra vita da specchiare in quel Bambino, protagonista unico delle feste del Natale. Nei suoi occhi innocenti sappiamo scoprire che il tesoro più grande non sono i beni che possediamo, ma la santità della vita che vorremo percorrere in buona compagnia dei personaggi del Presepe».

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