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Il corallo raro scoperto

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Si tratta di un medreporario arborescente, specie considerata vulnerabile e mai segnalata nel Mediterraneo

NICOTERA (VIBO VALENTIA)- Non solo criticità dal mare nicoterese. Dai fondali emerge un corallo rarissimo: un delicato madreporario arborescente. La scoperta è stata fatta dai biologi marini dell’Unità organizzativa “Marine strategy” dell’Arpacal nei fondali della baia di Nicotera, ad una profondità di circa 80 metri.

La scoperta riveste i crismi dell’eccezionalità in quanto questo tipo di madreporario è una specie considerata vulnerabile nella lista dell’Iumcn (Unione mondiale per la conservazione della natura) e mai, fonora, è stata segnalata in quest’area del Tirreno Meridionale. La scoperta è avvenuta nel corso del programma di monitoraggio denominato “Marine strategy framework directive”, affidato, su direttiva della Comunità Europea, al Ministero dell’Ambiente e che vede l’Arpacal come Agenzia capofila del Mar Ionio-Mediterraneo Centrale.A coordinare le attività di studio nell’area interessata, i biologi marini Fabrizio Fabroni e Gianluca Pizzonia. «Ancora una volta- hanno osservato i due specialisti- i fondali della Calabria evidenziano la ricchezza di biodiversità dei mari calabresi: un tesoro assolutamente da preservare».

Il dottor Alfredo Amoruso, coordinatore tecnico delle attività, ha spiegato che le ricerche che hanno portato all’importante scoperta si sono realizzate grazie all’utilizzo di un veicolo robotizzato subacqueo con controllo remoto di superficie. Un dispositivo, ha sottolineato Amoruso, che permette «di indagare in tempo reale su fondali con profondità non accessibili altrimenti, ottenendo immagini video e foto ad altadefinizione e acquisendo moltissime informazioni di alta valenza scientifica».Tra le molteplicità del programma sono previsti anche i moduli per il monitoraggio delle specie non indigene, ha detto Emilio Cellini, dirigente dell’Unità operativa “Marine Strategy” che ha sede presso il Dipartimento Arpacal di Crotone, ovvero «di tutti gli organismi marini introdotti nel Mediterraneo e che potrebbero, potenzialmente, alterarne gli endemismi».

Il programma monitora le aree sensibili in tutta la Calabria allo scopo «di studiare i trend delle popolazioni di tali organismi e avere così sotto controllo il quadro della situazione ecologica». Un chiarimento, questo, che arriva dai biologi Stefania Giglio, Elena Madeo e Francesco Cicero, specializzati nell’analisi quali-quantitativa e tassonomica di fito e zooplancton nelle diverse aree calabresi. Anche i sedimenti sono oggetto di studio del programma in quanto, spiega il chimico del team Marine Strategy, Domenico Ricupero, questi sono l’unico contesto in cui è possibile attuare un’analisi storica del mare: «se vi è la presenza dicontaminanti è possibile risalire con esattezza al tipo di sostanza e alla sua concentrazione, così da avere una descrizione completa dell’area indagata. Tali tipologie di contaminazione sonopotenzialmente dannose per l’ambiente marino e quindi anche per l’uomo».

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