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Fedeli davanti la chiesa

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MILETO (VIBO VALENTIA) – Tanto tuonò che piovve verrebbe da dire se non fosse che la situazione appare drammatica per il futuro della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, ente ispirato dalla mistica Natuzza Evolo (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE) , che ora rischia di chiudere la propria attività.

Come anticipato dal Quotidiano (LEGGI), il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, «in accordo con l’Ufficio giuridico della Cei, il Nunzio Apostolico in Italia, la Segnatura Apostolica, la Congregazione del Clero, la segreteria di Stato Vaticano e la Commissione fondata ad hoc dalla Conferenza episcopale calabra» ha emanato il proprio decreto di soppressione della persona giuridica “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”, revocando, di conseguenza, «l’assenso necessario ai fini della richiesta di riconoscimento della personalità giuridica di diritto civile della Fondazione di religione e culto» cui seguirà «la comunicazione ai competenti uffici civili perché si disponga la sua cancellazione dal Registro degli Enti ecclesiastici civilmente riconosciuti per il venire meno dei presupposti di legge in forza dei quali era stato concesso il riconoscimento di “ente ecclesiastico civilmente riconosciuto”».

Con questo decreto il vescovo Renzo ha posto canonicamente fine alla persona giuridica del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime.

Cosa succederà adesso?

La Fondazione cessa di esistere come Ente ecclesiastico, in base all’art. 20 della legge 222/1985, «mediante l’iscrizione nel registro delle persone giuridiche del provvedimento dell’autorità ecclesiastica competente che sopprime l’ente o ne dichiara l’avvenuta estinzione».

Inoltre, per il medesimo articolo «l’autorità ecclesiastica competente trasmette il provvedimento al Ministro dell’interno che, con proprio decreto, dispone l’iscrizione di cui al primo comma e provvede alla devoluzione dei beni dell’ente soppresso o estinto». Sarà in questo momento che la Fondazione cesserà di esistere anche per lo stato italiano. Per quanto riguarda i beni «la devoluzione avviene secondo quanto prevede il provvedimento ecclesiastico, salvi in ogni caso la volontà dei disponenti, i diritti dei terzi e le disposizioni statutarie, e osservate, in caso di trasferimento ad altro ente, le leggi civili relative agli acquisti delle persone giuridiche».

Adesso viene da chiedersi: ci sarà un intervento di salvataggio in extremis? Cambierà qualcosa nella volontà dei soci della Fondazione? Ma più di tutto: c’è ancora tempo per evitare la dissoluzione del progetto della Fondazione ispirato da Natuzza Evolo? La risposta verrà nelle prossime ore, adesso il cerino, per così dire, è nelle mani del Consiglio di Amministrazione della Fondazione che rischiano di bruciarsi.

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