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Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, durante una celebrazione alla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime

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MILETO (VIBO VALENTIA) – Ancora scintille tra la Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, ente ispirato dalla mistica di Paravati Natuzza Evolo, e la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, guidata dal vescovo Luigi Renzo.

Il motivo del contendere, questa volta, si racchiude in un rosario che avrebbe dovuto essere recitato e trasmesso in streaming dalla Fondazione guidata dal presidente Pasquale Anastasi, ma che è stato bloccato dal vescovo Renzo.

In particolare, sul sito della Fondazione campeggia un comunicato stampa, a firma dello stesso Anastasi, in cui si spiega come «In ottemperanza alle disposizioni civili e religiose, nei giorni scorsi vi avevamo invitato per oggi alla recita del SS. Rosario in diretta streaming sulla pagina Facebook Con Natuzza pietre vive della Chiesa», tuttavia il vescovo «Luigi Renzo, con decreto emesso oggi (leggi ieri ndr) e notificatoci con urgenza, ha vietato tale atto di pietà popolare e preghiera ricordando che sono vietati gli assembramenti».

Anastasi aggiunge di aver «evidenziato a Sua Eccellenza il fraintendimento in cui è caduto e chiesto che pertanto volesse ritirare tale decreto, ciononostante, nelle more di una Sua decisione, e in spirito di obbedienza al nostro Pastore, siamo costretti, con grande rammarico, ad annullare tale evento». Concludendo poi con l’invito «nell’intimità delle vostre case, a unirvi virtualmente questa sera alle ore 19.30 nella recita del SS. Rosario, affidando alla Madre Celeste i nostri dolori e implorandoLa affinché cessi qualsiasi divisione all’interno della nostra comunità, già sufficientemente turbata dal morbo e dalle conseguenze economiche».

Ma ad accendere la polemica non c’è solo la decisione del vescovo, quanto, a ben guardare, il fatto che in realtà la presa di posizione del presule non riguarda affatto il divieto di assembramenti (che peraltro in trasmissione via streaming non ci sarebbe).

Nella sua missiva, infatti, (visualizzabile in versione integrale assieme alla nota della Fondazione in coda all’articolo) il presule miletese ricorda alla Fondazione che «in base al decreto di revoca dello statuto del primo agosto 2017, definitivo e passato in giudicato, è fatto divieto a codesta Fondazione di organizzare pubbliche attività di “religione e culto” di qualsiasi natura, dentro e fuori la propria sede, di utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa del “Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime” non ancora consacrata».

Pertanto, contrariamente a quanto dichiarato dalla Fondazione, il problema non risiede, per il vescovo, nei divieti di assembramento anti covid quanto piuttosto nel fatto che la Fondazione non può organizzare eventi religiosi di nessun tipo. E sotto questo aspetto Renzo è stato oltremodo chiaro.

Nella missiva, infatti, precisa che «per attività di culto pubblico e di pastorale non si intende solo la celebrazione della Santa Messa ma tutto ciò che riguarda la preghiera, mediante la quale si supplica Dio affinché i fedeli siano santificati nella verità, come pure con le opere di penitenza e carità», aggiungendo (citando il diritto canonico), inoltre, «che spetta agli ordinari dei luoghi provvedere che le preghiere e i pii e sacri esercizi del popolo cristiano siano pienamente conformi alle norme della chiesa».

Alla luce di ciò, quindi, «consentire la recita del rosario – prosegue la lettera del vescovo – un’azione liturgica destinata alla santificazione delle anime, in contrasto con il predetto Decreto vescovile è un atto di grave disobbedienza con possibili sanzioni canoniche».

Solo dopo aver precisato quanto detto, vero motivo del divieto di svolgere la recita del rosario, il vescovo aggiunge dei riferimenti alla situazione attuale dovuta alla pandemia di coronavirus.

«In questo periodo – scrive in conclusione Renzo (che ha trasmesso la lettera anche alla prefettura di Vibo Valentia) – in applicazione del protocollo Ministero dell’Interno-Cei (…) ho dato disposizione che le celebrazioni avvenissero solo nelle chiese parrocchiali e non in quelle succursali (figuriamoci in quelle private)».

In definitiva, poi, Renzo ribadisce con forza che «il divieto, previsto dal decreto del 2017, continua a valere anche per altre possibili iniziative analoghe organizzate o consentite nei luoghi privati della Fondazione.

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