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Il vescovo Renzo insieme a Natuzza Evolo

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MILETO (VIBO VALENTIA) – La situazione, ormai, è definitivamente precipitata.

Dopo l’emanazione del decreto di soppressione della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime dello scorso 3 luglio (LEGGI) e la decisione del vescovo Luigi Renzo di respingere la supplicatio (LEGGI LA NOTIZIA SULLA SUA PRESENTAZIONE) dell’ente ispirato da Natuzza (LEGGI LA NOTIZIA) è arrivata la comunicazione da parte del ministero dell’Interno alla diocesi con cui questa viene sollecitata, prima della effettiva soppressione dell’ente, a “comunicare quanto vorrà disporre in ordine alla devoluzione del patrimonio dell’ente soppresso in conformità a quanto disposto dall’art. 20 della Legge 222/85” (LEGGI LA NOTIZIA SULL’ITER PREVISTO).

Ciò sta a significare che la fine dell’esperienza giuridica della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime è praticamente ad un passo.

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DI MARIA RIFUGIO DELLE ANIME

In queste condizioni, è il vescovo Renzo che prova a lanciare una sorta di «scialuppa di salvataggio», come la stessa diocesi definisce la proposta, all’ente considerato dalla mistica di Paravati, Natuzza Evolo, come la sua sesta figlia.

LEGGI DEL SOSTEGNO DEL CLERO DIOCESANO ALLA DECISIONE DEL VESCOVO RENZO

In sostanza, con una propria nota, la diocesi di Mileto spiega che «malgrado il netto rifiuto della Fondazione di Paravati a collaborare con la Diocesi con l’animo del pastore che va alla ricerca della pecorella smarrita, Mons. Luigi Renzo qualche giorno fa, ha voluto incontrare Pasquale Anastasi (presidente della Fondazione, ndr) per un estremo tentativo di dare spazio e futuro alla Fondazione, alla luce soprattutto degli ultimi eventi».

In particolare, «al punto in cui sono giunte le cose, la Fondazione, essendo stata soppressa dalla legittima autorità ecclesiastica, anche per la legge dello Stato perderà i suoi diritti non appena il Vescovo indicherà l’ente beneficiario destinatario degli stessi beni».

Tuttavia, il presule miletese, «volendo dare atto all’opera meritoria fin qui svolta dalla Fondazione e soprattutto alla generosità e dedizione dei Cenacoli di Preghiera diffusi dovunque ha voluto nuovamente tendere la mano di aiuto prospettando ciò che già altre volte aveva fatto». La proposta, in pratica, è quella «di costituire nel minor tempo possibile, una nuova Fondazione civilmente riconosciuta con finalità e presupposti sociali e assistenziali, senza riferimenti ad attività religiose di qualsiasi tipo».

In questo modo, il vescovo potrà «indicare proprio la Fondazione con la nuova personalità giuridica, quale ente destinatario del patrimonio e delle strutture realizzate». In questo modo l’intero patrimonio resterebbe sostanzialmente nelle stesse mani attuali, l’unica differenza sarebbe nel fatto che la nuova Fondazione non avrebbe alcuna caratteristica o prerogativa ecclesiastico-religiosa.

«Il suggerimento può far male – si puntualizza nel testo – ma, dopo quanto avvenuto per poca lungimiranza e poca fede, non resta altro da fare, nella speranza che il complesso delle opere realizzate resti nell’alveo della spiritualità di Natuzza, la quale si dedicò esclusivamente al servizio della povera gente, in profondo spirito di obbedienza alla Chiesa».

Infine, da parte della diocesi si ribadisce come «non bisogna dimenticare che quando la Mistica (Natuzza Evolo, ndr) reclamava la comunione col Vescovo, certamente non voleva dire che il Vescovo doveva stare per statuto nella Fondazione, ma che questa, pur con le sue peculiarità spirituali, unita al Vescovo, respirasse la bell’aria dell’appartenenza a pieno titolo alla Chiesa e dentro la Chiesa. Una Chiesa senza il Vescovo non è Chiesa e questa, per volontà divina, è un “popolo santo” gerarchicamente organizzato e guidato».

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In conclusione, «qualora non ci sarà nemmeno questa volta la volontà di salire su questa scialuppa di salvataggio, vuol dire che Mons. Renzo indicherà come eredi al Ministero altri enti con analoghe finalità attivi nel territorio».

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