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MILETO (VIBO VALENTIA) – Dopo il lungo stop dovuto alla crisi tra Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea prima e alla pandemia dopo, i devoti di Natuzza Evolo si sono ritrovati nel piazzale della Villa della Gioia per pregare, assieme al vescovo Attilio Nostro, il Cuore Immacolato di Maria nel segno della Mistica di Paravati.

GUARDA IL VIDEO INTEGRALE DELL’OMELIA DEL VESCOVO ATTILIO NOSTRO

È stata una ripartenza ma anche un nuovo inizio come tra le righe ha fatto capire anche il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro. nel corso della sua omelia, la prima su Natuzza Evolo da quando ha ufficialmente preso possesso della diocesi lo scorso 2 ottobre (LEGGI).

Il saluto di padre Michele Cordiano al vescovo Attilio Nostro

Davanti ad alcune migliaia di fedeli, tutti con mascherina e green pass (ha funzionato il sistema dei controlli all’ingresso della Villa della Gioia), il padre spirituale di Natuzza Evolo e cuore pulsante della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, padre Michele Cordiano, ha rivolto un sentito benvenuto al neo vescovo «padre e custode di quanto Dio e la Madonna hanno affidato a Natuzza, custode della sesta figlia di mamma Natuzza (la Fondazione ndr) perché questa figlia possa continuarne la missione».

Una sorta di investitura cui il vescovo Nostro non si è affatto sottratto.

L’omelia del vescovo Attilio Nostro

Con il suo stile immediato e diretto (il vescovo Nostro fa i suoi interventi a braccio) il presule ha esordito riconoscendo che «questo giorno mi riempie di gioia». Citando due incontri privati avuti in passato con Natuzza Evolo, Nostro ha ammesso che «mai avrei immaginato che sarei diventato il suo Vescovo».

Il vescovo Attilio Nostro durante la messa in ricordo di Natuzza Evolo

Il pastore della diocesi si è augurato che «la carità fraterna che mi ha voluto manifestare possa trovare nella mia vita e soprattutto nel mio ministero una saggia ed adeguata risposta».

Ricordando la morte di Natuzza, il vescovo ha ribadito che «in realtà questa unione con Dio è già cominciata in lei nella sua vita sin dal momento in lei è stata chiamata attraverso il battesimo e per tutti noi questa è un’occasione per rinnovare la nostra fede, perché anche noi siamo qui, come io tanti anni fa, pellegrino e mendicante in cerca di qualche risposta o non sopportando più le domande a volte anche tremende che ci portiamo nel cuore, a tutte queste domande – ha proseguito – è il Signore che risponde per il tramite dei suoi servi, a volte i sacerdoti a volte dei compagni di viaggio che il Signore ispira».

Quello che dobbiamo chiedere a Dio è «di rendere il nostro cuore sapiente, di rendere la nostra vita uno spettacolo di bellezza, di rendere la nostra esistenza deposito di quella ricchezza che solo Dio sa donare perché è Lui che l’ha creata, è Lui che ha desiderato ciascuno di noi e allora perché alcuni di noi dubitiamo, pensiamo che Dio non tratti tutti allo stesso modo» ma la realtà è diversa.

Natuzza Evolo è la prova che Dio non si distrae

Il vescovo Attilio Nostro durante l’omelia

E a dimostrare questa diversità è proprio Natuzza Evolo: «Natuzza è un seme in questa terra, Natuzza è la prova che Dio non si distrae, che Dio ha un progetto per ciascuno di noi», in sostanza «potremmo riassumere così il senso del suo messaggio: Tu non sei solo, Dio è accanto a Te, Dio ti conosce, Dio non si è sbagliato con te, e allora forse siamo noi a sbagliare quando pensiamo che Dio non ci ascolta e si sia distratto».

Il presule ha poi ricordato che «il nostro cuore vuole vivere di cose che sappiano dare la vita eterna, e per questo che guardiamo ai santi perché loro sono nella vita eterna, hanno conosciuto nella loro vita l’eternità di Dio, l’hanno accolta. Cosa aspettiamo nel non fidarci più di coloro che ci promettono felicità quando in realtà non possono farlo perché l’unico che può veramente renderci felice e parlare al nostro cuore e Dio padre».

La preghiera come vita in contatto con Dio

Proseguendo nella sua omelia il vescovo ha esortato i fedeli a pregare precisando però che il Padre nostro l’Ave Maria «non è preghiera, quelle sono preghiere, ma la preghiera è vivere in un contatto continuo con Dio dove la mediazione tra me e Dio è soprattutto la sua parola», e proprio sulla Parola di Dio il presule, con un pizzico di simpatia, ha invitato tutti i fedeli a tenere sul proprio comodino la bibbia e il vangelo. Aggiungendo la raccomandazione: «Alla fine della vostra giornata non vi accontentate delle tante cose che sentite e vi vengono proposte, sentite quello che Dio ha da dirvi, ma questo fatelo anche all’inizio della giornata».

Tornando nuovamente su Natuzza Evolo, per la quale è in corso la causa di canonizzazione, il vescovo Nostro ribadisce che «Natuzza è stato un segno profetico di quale è la strada che siamo chiamati a percorrere».

La consacrazione della chiesa e il cammino di riconciliazione

In conclusione il prelato ha invitato tutti a pregare «e vi dico anche per che cosa pregare – ha aggiunto – pregate per me perché il Signore possa illuminarmi e perché le mie scelte siano sempre alimentate dalla misericordia di Dio, pregate anche per questa meravigliosa opera che don Michele ci ricordava come un’altra figlia di Natuzza perché presto questa chiesa possa essere consacrata al pubblico, pregate perché l’opera iniziata da monsignor Oliva attraverso il sigillo di questo accordo meraviglioso e bellissimo che anche il Papa ha fortemente voluto possa trovare in me un continuatore del cammino che Oliva ha intrapreso e che possa essere anche un segno di riconciliazione».

Nostro ha garantito che «tra me e la Fondazione c’è questo desiderio comune che possa essere la riconciliazione di una storia faticosa, difficile, a volte imperscrutabile, incomprensibile che in qualche modo abbiamo vissuto in questi anni. Pregate perché il Signore possa imporsi nel mio cuore e nel cuore di coloro che collaboreranno con me in questa intenzione perché questo santuario possa diventare ciò che era ed è nel cuore di Dio, un posto dove le anime possano trovare rifugio, un posto dove i delinquenti possano capire che esiste un’alternativa al delinquere. Io spero che varcata quella porta che ricorda la misericordia di Dio la gente possa uscire di là dicendo il Signore ha parlato al mio cuore».

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