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L’esperienza del professionista vibonese in uno dei migliori ristoranti in India

BRIATICO (VV) – In Asia per coltivare un sogno, per raggiungere una professionalità ed un’esperienza che solo il viaggiatore riesce ad ottenere. Giuseppe Mandaradoni, originario di San Leo di Briatico, ci racconta di un percorso straordinario, concepito in Calabria grazie ai profumi e sapori di una terra che sa dare buoni frutti.

Un rapporto con il buon cibo connaturato nella famiglia del giovane, attualmente chef del ristorante italo-francese “The Cirque” (l’hotel a cinque stelle si chiama “The Leela Palace Bengaluru), a Bangalore, in India. Partendo dalla bisnonna, proprietaria della classica cantina, luogo di incontro e di gioco per gli uomini del paese. Qui, tra un bicchiere di vino e un pezzo di pane duro con le olive, si assaporavano gusti genuini.

Quelli inconfondibili dei prodotti “fatti in casa”, i precursori dei moderni “bio”: «Questo periodo – ha commentato Mandaradoni- non l’ho vissuto personalmente ma sarei felice di poterlo vivere, perché i racconti fatti in famiglia, in primis da mio padre, sono ricchi di emozione e passione». Così come i ricordi dei parenti, sempre a contatto con la gente grazie ai bar del paese: « Sicuramente –ha aggiunto- devo tanto alle massaie di casa: a mia madre, alle mie nonne e alle mie zie. Seguivo molto da bambino il loro modo di cucinare, i lori gesti delicati ed il loro rispetto verso le materie prime. C’era anche il giorno del pane, classico rito settimanale, tutto fatto come da classica tradizione calabrese, impastato in casa con le mani, rigorosamente cotto nel forno a legna che si trovava in giardino o in campagna». La passione per la campagna, per i frutti della terra, viene trasferita dai nonni. Quello paterno, contadino e “massaro”; quello materno, “u mulinaru”.

Quindi la formazione, avviata in Sila, a San Giovanni in Fiore presso l’ “Albergo-Scuola Florence”,«dove ho avuto la fortuna di avere come istruttore uno dei più importanti chef calabresi, nonché presidente dell’Associazione cuochi calabresi» ha ricordato Mandaradoni descrivendolo come un grande maestro di vita. Dopo le esperienze negli hotel della Costa degli dei, il desiderio di partire, di raggiungere traguardi ambiziosi, sempre nella educazione e nell’umiltà. Da Roma, passando per gli Stati Uniti d’America, la Svizzera e la Francia. Quindi l’India: «Un paese ricco di colori, di sapori, di tradizioni, ma nello stesso tempo difficile, forse la nazione più complessa dell’Asia». Una vera e propria “giungla” di religioni e credi, di costumi e usanze che finiscono per influenzare l’aspetto sociale. Nonostante i tanti piccoli mondi che s’incontrano, l’attenzione nei confronti delle tradizioni accomuna tutti.

La cucina italiana, e quella del giovane chef calabrese, non ha avuto difficoltà ad essere apprezzata: «Nella mia cucina, nei miei piatti, nei miei menù c’è sempre traccia della mia terra, di Calabria. Spesso viaggio con i pensieri a ricordare la mia infanzia, a quelle cose che mi facevano piacere: la semplicità di una ricetta, di un prodotto, la complessità della preparazione, ricca di attenzioni e nella quale non è concesso sbagliare».

Cucina semplice, la più buona al mondo e la più difficile da eseguire. Un insegnamento trasmesso e fatto proprio, come da lui stesso confermato:«Sono partito 25 anni fa, aspiravo tanto durante i miei studi, la mia ambizione mi faceva andare al di là della realtà calabrese. In Calabria non c’era ciò che volevo, anche se la nostra regione è ricchissima e si potrebbe vivere di turismo, visto ciò che offre: mare e montagna allo stesso tempo, divisi solo da un’ora di viaggio». Per il futuro non ci sono dubbi: «Mi piacerebbe –ha concluso lo chef- continuare a scoprire qualche altro angolo d’Asia».

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