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L'affresco attribuito a Renoir a Capistrano

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CAPISTRANO (VV) – Entrare nella rosa delle 24 finaliste della Capitale della cultura 2024, il concorso indetto dal ministero della Cultura ha fatto del centro della Valle dell’Angitola uno dei punti di riferimento per il Vibonese e per la Calabria intera, così come ha confermato il primo cittadino Marco Martino.

Sindaco Martino, un’occasione unica per Capistrano?

«Abbiamo in mano qualcosa d’importante alla quale teniamo tantissimo. Arrivare in finale lo trovo giusto e meritato. Il paese ha bisogno anche di questo».

C’era scetticismo quando si parlava di candidatura, ora invece il vento sembra sia cambiato?

«Onestamente io non avevo dubbi. Conosco il mio paese e il suo patrimonio. La candidatura non era campata in aria o solo per dare visibilità a questo borgo. Essere tra le prime 24 d’Italia è la prova».

Che cosa ha pensato quando ha candidato il paese a Capitale della cultura italiana 2024?

«Che Capistrano non aveva niente di meno di altri e che dovevamo fare il possibile per presentarci al ministero. Alla fine quest’idea ci ha premiato, però, conoscendo le nostre potenzialità ero sicuro che saremmo riusciti a passare la prima selezione».

Cosa può offrire il paese in termini di cultura?

«Capistrano nel suo passato ha avuto grandi uomini di cultura. La venuta in paese di Renoir è la prova. Tutti conoscono la storia di come questo grande pittore sia approdato nel nostro borgo. Il paese lo aveva conosciuto lontano della Calabria e dunque se ne parlava oltre i confini regionali».

Proprio la presenza di Renoir può essere il cavallo di battaglia per il dossier finale?

«Fa parte del nostro patrimonio e sicuramente lo sarà anche per la fase finale. Dobbiamo essere bravi a giocarci questa carta che può rivelarsi vincente. La presenza a Capistrano di Renoir potrà aiutarci indipendentemente dal risultato finale di questo concorso».

Non solo Renoir e Capistrano, per questo concorso si parlerà di territorio angitolano. Come vede l’allargamento a centri del comprensorio?

«Reputo sia fondamentale allargare all’intera Valle dell’Angitola. L’unione fa la forza, ma soprattutto permette anche agli altri di essere valorizzati. L’ho sempre sostenuto che tra piccoli paesi ci voglia unione e questa culturale credo sia un buon viatico».

Come coinvolgerà gli altri paesi?

Lavoreremo dal basso, per esempio con le associazioni culturali e con chi si spende per valorizzare il territorio. Logicamente cercheremo di coinvolgere anche i comuni affinché ci sia una spinta positiva verso l’alto».

Nel recente passato le associazioni culturali hanno creato la Consulta della Valle dell’Angitola, lei reputa che faccia al caso di Capistrano?

«Sicuramente. Ho già parlato con i responsabili e si sono messi a disposizione coinvolgendo anche altre personalità di fuori comprensorio. Le associazioni culturali credo possano dire la loro nella crescita del territorio e soprattutto nel fare conoscere il patrimonio».

Capistrano rappresenterà la Calabria insieme a Diamante nella fase finale, servirà l’impresa?

«Per noi è un orgoglio e mi auguro di raggiungere un buon risultato. Il paese lo merita come del resto tutta la Calabria, una terra meravigliosa che ha bisogno anche di questi premi. Sicuramente servirà l’impresa visto il blasone delle altre 23 finaliste ma ce la giocheremo fino in fondo e speriamo di essere premiati».

Capitale della cultura italiana 2024 è un punto di arrivo?

«Assolutamente no. È un punto di partenza sul quale lavorare per altri obiettivi futuri. Non ci fermeremo di certo qui perché conosciamo le nostre reali potenzialità. Proseguiremo facendo conoscere questo splendido territorio che merita tutta l’attenzione possibile».

Sarà una dura lotta per prevalere in queste selezioni…

«Noi possiamo farcela. Ci sono paesi che hanno qualcosa in più, ma anche noi siamo pronti. In più la Calabria e il Vibonese sembrano abbiano delle attenzioni maggiori ultimamente. Sognare non costa nulla».

Una probabile vittoria potrà essere l’occasione del riscatto da parte del territorio?

«Purtroppo al mondo la Calabria è conosciuta per altri fatti e non per le sue bellezze. Certamente aiuterà la Regione e in particolare questo territorio spesso dimenticato, ma di rara bellezza con un patrimonio invidiabile agli occhi del mondo».

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