X
<
>

L'inaugurazione della panchina gialla per sensibilizzare sull'endometriosi a Pizzo

Condividi:
6 minuti per la lettura

PIZZO CALABRO (VV) – Cosa può spingere alcune donne che soffrono a raccontare il proprio dolore pubblicamente? Certamente l’amore. È stato questo principio che ha illuminato l’iniziativa svoltasi nella cittadina costiera del Vibonese lo scorso venerdì 15 ottobre in piazza Musolino (accanto al castello Murat).

L’associazione di volontariato “La voce di una è la voce di tutte” è infatti sbarcata anche a Pizzo Calabro e, con il progetto “Sediamoci sul giallo: Endopank”, è stata inaugurata la seconda panchina gialla d’Italia per la sensibilizzazione delle persone alla conoscenza dell’endometriosi.

L’evento è stato proposto e organizzato da Paola Sorace (giornalista de Il Quotidiano del Sud), la quale, conoscendo sulla sua pelle la patologia, dopo aver saputo dell’inaugurazione della prima panchina d’Italia a Dasà, ha prontamente proposto al suo Comune di aderire all’iniziativa del consorzio.

All’inaugurazione della panchina a Pizzo sono intervenute diverse figure istituzionali ed alcuni rappresentanti della società civile, tra cui Antonio Reppucci (commissario prefettizio del Comune), Carmen Amanto (tutor regionale dell’associazione e moderatrice dell’evento), la stessa Paola Sorace, Antonio Demonte (direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Vibo), Alessandra Vergine (giovane pizzitana affetta da endometriosi), Michele Comito (direttore del dipartimento Emergenza-Urgenza, nonché neoeletto alla carica di consigliere regionale), Vincenzina Perciavalle (presidente della Pro loco di Pizzo), Raffaele Scaturchio (sindaco di Dasà, comune capofila dell’iniziativa), don Pasquale Rosano (parroco del duomo di “San Giorgio” di Pizzo), Giuseppe Esposito (presidente della Pro loco di Aquaro) e Claudio Gentile (giornalista de Il Quotidiano del Sud che ha seguito l’iniziativa di Dasà).

Paola Sorace e Carmen Amato

L’associazione si muove in tutta Italia attraverso le tutor regionali, che propongono gli eventi nei diversi comuni. Carmen Amato, durante l’evento, ha raccontato le sue vicissitudini, le crisi, le paure, ma anche la forza che ha ritrovato negli anni attraverso il racconto di sé. «La mia diagnosi è arrivata molto tardi, ed ero già in gravissime condizioni di salute – ha così spiegato la tutor -. Io sono un IV stadio infiltrante, ed ho subito anche un intervento d’urgenza perché l’endometriosi era arrivata ad intaccare diversi organi. Nessuna donna dovrebbe subire quello che ho subito io. Ecco perché oggi sono qui a riportare la mia testimonianza diretta: vorrei che la mia voce fosse il grido che rappresentasse tutte. Raccontarsi è importante per evitare che le persone subiscano lo stesso trauma. La Calabria è regione capofila. Chi avrebbe mai detto che le prime “endopank” sarebbero state in questa terra? Grazie alla nostra associazione, tutti potranno chiedere informazioni e suggerimenti. Ma è importante rivolgersi a centri specializzati».

L’endometriosi, infatti, è una patologia insidiosa, che spesso non si diagnostica facilmente. Ed invero, quasi tutte le donne affette da tale patologia raccontano proprio questo. Paola Sorace, anch’ella affetta dalla malattia in questione, durante il suo intervento ha riferito che, dopo avere scoperto del progetto a cui ha aderito il Comune di Dasà, non ha esitato a proporlo al commissario prefettizio di Pizzo Calabro.

«L’evento di oggi – ha riferito la giornalista – serve a dare voce ad una categoria di donne che purtroppo spesso voce non ha. L’endometriosi è una malattia che colpisce non solo l’aspetto fisico ma anche quello psicologico. Una panchina di colore giallo dà un segnale forte».

A proposito dell’inserimento della parola “amarsi” sulla sinistra della panchina, ha poi continuato: «Ho proposto al Comune di inserire questa parola perché credo che in essa dobbiamo rispecchiarci tutti. Non solo le donne, non solo gli uomini, e non solo persone con patologie. “Amarsi” significa che dobbiamo volere bene alla nostra vita, alla nostra salute, alla nostra libertà, ai nostri diritti e alla nostra felicità. E, con la panchina, contiamo di aiutare soprattutto le ragazze che non sanno di essere affette da questa patologia: se anche potessimo aiutare una sola donna al mondo, sarebbe comunque un lavoro eccellente».

C’è stata una terza testimonianza, altrettanto importante, di una ragazza affetta da endometriosi. Alessandra Vergine ha così dichiarato: «Il Comune di Pizzo negli anni ha già risposto positivamente alle nostre richieste, ad esempio illuminando il castello di giallo. Sono dei piccoli tasselli, e questa panchina è un tassello un po’ più grande di un puzzle chiamato solidarietà. Dobbiamo fare le veci di chi purtroppo non ha la forza di gridare».

Antonio Reppucci ha poi evidenziato: «Sono contento perché ci sono molte autorità qui presenti ad esprimere la loro solidarietà. Questa parola è fondamentale, e bisogna coltivarla ogni giorno. Con l’io non si va da nessuna parte, ma con il “noi” possiamo costruire il futuro. Eventi come questi possono solo arricchire le persone: abbiamo lanciato dei messaggi positivi e di questo, certamente, sono orgoglioso».

Non è mancato poi l’intervento di Michele Comito, che ha precisato: «È una patologia molto difficile per noi dottori. Quando non si conosce una vera causa, purtroppo è quasi sempre impossibile trovare una cura. Mi dispiace quando molti medici non capiscono la sofferenza che genera una malattia: possono essere persone brave dal punto di vista scientifico, ma non posso certamente considerarli come dei veri medici. Mi troverete sempre con voi per questo tipo di iniziative».

Di rilevante importanza l’intervento di Giuseppe Esposito: «Davanti ad alcune tematiche non si può rimanere indifferenti. Mi prenderò l’impegno di parlare con tutte le Pro loco iscritte all’ente, e non solo a livello regionale ma anche nazionale». Anche Claudio Gentile è intervenuto in merito: «Non esistono malattie femminili o maschili. Le patologie sono di tutti, e ognuno di noi deve combattere per curarle».

L’ultimo intervento, poi, è stato quello di Antonio Demonte, che ha spiegato l’importanza della prevenzione secondaria: «Non bisogna far aggravare o progredire la patologia. Sono essenziali anche gli interventi dei pediatri, che hanno in carico le pazienti fino ai 14 anni. Il mio impegno è quello di sensibilizzare tutti i medici, cosicché le diagnosi possano essere fatte nelle prime fasi».

Un evento che certamente arricchisce il paese per la tematica così delicata che si è trattata. E, a partire da venerdì scorso, Pizzo Calabro è ufficialmente il secondo Comune d’Italia ad avere aderito al progetto “Sediamoci sul giallo: Endopank”, e il primo ad avere inserito una parola così importante per tutta la collettività, qual è “amarsi”. Il consorzio “La voce di una è la voce di tutte”, in ogni caso, continuerà a farsi sentire attraverso le sue iniziative, non perdendo mai di vista l’elemento decisivo grazie al quale tutto è possibile: l’amore verso la vita.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE