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Lo chef Giuseppe Lamanna

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VIBO VALENTIA – Giuseppe Lamanna, classe ‘90 ormai è un affermato Chef. Già a 14 anni, durante le vacanze estive inizia a lavorare nei ristoranti di zona. Ma la sua vera esperienza inizia nel 2010. Dopo il diploma decide di partire, girando in lungo e in largo tutta la penisola, isole comprese, seguendo in un certo senso le orme del fratello Domenico Notaro, maître.

Un percorso lungo, tanta gavetta che però soprattutto nell’ultimo periodo ha regalato diverse soddisfazioni. Partito da Dinami, piccolo centro dell’entroterra vibonese è passato da aiuto cuoco, pasticcere, per poi arrivare a dirigere da solo una cucina all’interno di strutture stellate.

Ma come nasce la passione per i fornelli?

«Diciamo che mi ha sempre affascinato il settore. A 14 anni, durante le vacanze estive, ho iniziato con le stagioni grazie alle strutture presenti sul nostro territorio. Dopo il diploma all’Istituto Alberghiero di Serra San Bruno, ho iniziato – se vogliamo – la vera e propria gavetta. Ho girato per tutta Italia. Lazio, Trentino, Sardegna. Tutte esperienze che mi hanno permesso di crescere arrivando da una piccola realtà come Dinami».

Come abbiamo letto, hai girato tutta Italia, poco più che ventenne. Sicuramente un percorso non semplice. Quali difficoltà hai incontrato?

«È un lavoro tanto bello quanto sacrificato. L’ambiente non è sempre facile. Serve determinazione, carattere. Soprattutto quando si è giovani. Nel mio percorso ho incontrato diversi bulletti ma non mi sono mai arreso perché sapevo bene quale fosse il mio obiettivo».

In questo percorso non sei stato solo. È capitato di avere al tuo fianco tuo fratello maggiore. Quanto è stato importante?

«Devo molto a lui. Ho iniziato, trovando la mia strada, anche grazie al suo aiuto. Lui era già ben avviato ed è stato un punto di riferimento. Poi le nostre strade si sono divise perché abbiamo preso corsi divisi ma sempre pronti a sostenerci. Adesso, da ottobre scorso, anche lui è qui con me ed è bello poter condividere questa esperienza con lui».

Qualche giorno fa ti abbiamo visto protagonista su Italia Uno, in un servizio andato in onda su Studio Aperto Mag dedicato alla famiglia Gianolli che ormai è diventata un po’ anche la tua, titolare del La Cantina dei Ciliegi, immersa nelle colline del veronese. Che effetto ti fa?

 «Soprattutto sapere di essere una colonna portante del luogo in cui lavori. Certamente è un bel traguardo. Dopo aver girato per diversi anni, da marzo mi sono stabilizzato nel veronese, in quella che ormai è diventata la mia seconda casa. Si tratta della cantina La Collina Dei Ciliegi che conta circa 40 ettari di vigneti, immerso nella Valpantena. All’interno di questa tenuta, nel 2018, nasce il resort Cà Del Moro Wine Retreat. Qui ho trovato persone meravigliose, a partire dal Presidente Massimo Gianolli. Un uomo lungimirante che con dedizione porta vanti una tradizione di famiglia. Ma anche tutto lo staff».

 È una grande soddisfazione…

«Enorme, abbiamo mostrato, se vogliamo, il piatto della tradizione, una specialità legata al territorio, il Risotto all’Amarone. Ma non solo. Il servizio andato in onda è solo l’ultimo tassello. In questi mesi siamo stati protagonisti anche in alcune delle riviste più importanti, come ad esempio Identità golose. Siamo tra le scommesse da tenere d’occhio. Quindi una grande responsabilità per me. Ovviamente non solo in questa grande avventura. Ho la fortuna di avere al mio fianco anche la mia ragazza Lina Maffia, con me in cucina. Da poco si è aggiunta anche un’altra persona. Questo vuol dire che siamo in netta crescita. E quindi i riconoscimenti ottenuti non possono che renderci orgogliosi. Come dicevo prima, è importante lavorare in un ambiente sano. Il lavoro di squadra è fondamentale. Ed io della mia sono fiero. In questo lavoro bisogna metterci passione, impegno, serietà. Con i piedi per terra ma determinato».

Quindi, inevitabile chiedere, che progetti hai per il futuro?

Stiamo lavorando bene. E mi sento di parlare al plurale. Abbiamo già raggiunto riconoscimenti a livello nazionale. Dunque l’obiettivo è quello di alzare sempre di più l’asticella senza mai però dimenticare la qualità. Dunque, una sfida continua soprattutto con noi stessi. E quanto fatto finora non può che rendermi fiero. La cantina, “La collina dei ciliegi” conta circa 40 ettari di vigneti. All’interno di questa tenuta nel 2018 nasce il resort “Cà del Moro Wine Retreat”».

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