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Il movimento delle placche che causa i terremoti

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LA Protezione Civile interviente in merito alle due scosse di terremoto avvenute in rapida successione questa mattina in provincia di Vibo Valentia, a Francica e Mileto, rispettivamente di magnitudo 3.3 e 2.5 (LEGGI LA NOTIZIA), e puntualizza come «pur non avendo provocato danni a persone o cose, ci hanno ricordato che la Calabria è una regione ad altissimo rischio sismico».

La ProCiv ha spiegato come «si tratta di scosse “fisiologiche”, legate alla normale dinamica della Calabria e alla sua posizione geografica. Essa si trova esattamente nella zona di contatto tra la placca africana e quella europea che si avvicinano alla velocità di circa 1 cm all’anno».

In particolare, «in questo moto di convergenza le rocce calabresi sono sottoposte ad enormi stress e di tanto in tanto si rompono generando terremoti. I terremoti non sono prevedibili. Ma gli studiosi hanno individuato le aree a maggior rischio, ovvero le aree dove si sono già verificate scosse di terremoto e dove, probabilmente, se ne verificheranno altre. Quindi – prosegue la ProCiv – non sappiamo il momento preciso in cui accadrà il prossimo terremoto ma sappiamo dove potrà avvenire. A questo punto la considerazione è semplice, non possiamo evitare che i terremoti avvengano ma possiamo mitigarne gli effetti con la prevenzione. E la prevenzione si fa anche con le scelte di ogni giorno».

La Protezione Civile, aggiunge come «quando si decide di costruire una casa per esempio, rispettando la rigida normativa antisismica, o decidendo di ristrutture la propria abitazione adeguandola alla norma, anche grazie ai contributi statali, conoscendo il piano di protezione civile del proprio comune e le buone pratiche da mettere in campo prima, durante e dopo una scossa di terremoto. Ad esempio fissare alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti; appendere quadri e specchi con ganci chiusi, impediscono loro di staccarsi e finirci sulla testa. Ricordiamoci che sono le case e le cose che cadono a uccidere e non il terremoto in se stesso».

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