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Il presidente della Vibonese, Pippo Caffo

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VIBO VALENTIA – Nel suo ufficio fa bella mostra, appeso al muro, il gagliardetto del Catania. Un regalo prezioso e gradito, da esporre con orgoglio perché di questa squadra, Pippo Caffo è sempre stato un tifoso. Fin quando da piccolo andava allo stadio a vedere gli etnei in Serie A, partendo da Santa Venerina, paese che ha dato i natali al re dei liquori («ma entravo con il biglietto regolarmente pagato – ci tiene subito a precisare il presidente della Vibonese – perché qualcuno in passato ha scritto che passavo da un buco nella rete. Casomai è capitato che non mi abbiano controllato il tagliando, ma allo stadio ho sempre pagato»). Ed ha sempre tifato Catania, anche quando il lavoro, la vita, gli affetti lo hanno portato in Calabria, a Limbadi, per diventare famoso in tutto il mondo con l’Amaro del Capo. Mai, però, Pippo Caffo avrebbe immaginato che un giorno sarebbe tornato al Cibali, da avversario, da presidente della Vibonese, che domenica prossima andrà proprio a Catania a sfidare la formazione di Pino Rigoli, per la prima volta nella sua storia.

LA VIBONESE

Prima di aprire il libro dei ricordi, il patron rossoblù parla della sfida di domenica scorsa con il Melfi: «Volevamo vincere, ma sapevamo che sarebbe stata dura per via delle assenze e di qualche calciatore non al top. Siamo andati sotto, ma la squadra è stata brava a recuperare». In casa rossoblù si recrimina per un rigore non concesso e per l’espulsione di Sicignano, anche se non vi è stata alcuna polemica. «Vedo che tutti si lamentano. Ma alla fine tutto si compensa. E’ stato sempre così. Certe decisioni non le abbiamo capite, ma accettiamo tutto».

DA RAGAZZINO

Si torna indietro nel tempo, di quando a 11 anni era spesso al Cibali a seguire le gare («ma non sempre, diciamo in occasione delle sfide più importanti»). Però Pippo Caffo ed altri ragazzini di Santa Venerina erano dei privilegiati «perché c’era un nostro compaesano che la domenica sera, dopo la partita, invitava a cena il mister e i calciatori del Catania. E noi andavamo a vederli. Erano altri tempi, ovviamente». E qui il presidente snocciola i nomi dei suoi beniamini di allora (parliamo della fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ’60), a partire «dal tecnico della seconda promozione, Carmelo Di Bella, per arrivare ai vari Calvanese, Vavassori, ma anche il noto Bruno Pizzul, Enzo Bearzot e tanti altri ancora».

IL RICORDO PIU’ BELLO

Stagione 1960/61. Il Catania batte l’Inter per 2-0 e quel giorno il radiocronista Sandro Ciotti pronuncia la famosa frase “Clamoroso al Cibali” durante la trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto. «Io c’ero – ci dice Pippo Caffo – ed è questo il ricordo più bello di quegli anni. Vincemmo una gran bella partita. Reti di Castellazzi e Calvanese». E’ il 4 giugno del 1961. Una data storica per il club catanese. Inoltre «da tifoso etneo ricordo anche la vittoria a Torino, con la Juventus, per 1-0 con rete di Milan».

LA JUVE NEMICA

Il presidente della Vibonese non vede di buon occhio la Juventus. E questo per un paio di motivi, entrambi legati al Catania. «Intanto perché il nostro Elio Grani fu colpito proditoriamente al ginocchio da Omar Sivori durante una gara con i bianconeri e praticamente finì di giocare». In secondo luogo perché «un anno il Catania era arrivato a due punti dalla vetta e giocava al Cibali contro la Juve. In caso di vittoria avremmo agganciato i bianconeri, ma invece subimmo una pesante sconfitta per 1-5. Ed anche quel giorno ero sugli spalti. Era il 25 novembre del 1962. Che delusione, anche se poi il Catania vinse a Torino, al ritorno, con il già citato gol di Milan. Era quella la Juve di Sivori e Nordhal, gente che scritto la storia del calcio». Ricorda tutto, insomma, Pippo Caffo, dei suoi trascorsi da tifoso della formazione rossazzurra. «D’altra parte il primo amore non si scorda mai».

IL PROGETTO

Appena diventato presidente della Vibonese, quando il Catania era in Serie A «pure per via di questa mia passione per la squadra siciliana avevo pensato di fare della Vibonese una specie di succursale del Catania. Ne parlai anche con Lomonaco, però poi non se ne fece nulla». Ma con il club siciliano la Vibonese allacciò comunque un contatto, prelevando in prestito qualche calciatore della Primavera per la prima squadra rossoblù. E fu allora che a Pippo Caffo fu fatto dono del gagliardetto del Catania, che con orgoglio esibisce nel proprio ufficio.

IL SOGNO SI REALIZZA

Domenica prossima siederà in panchina. Questa di Catania è stata la prima gara che è andato a guardare quando è stato redatto il calendario. «Mai avrei pensato, tanti anni addietro, che avrei affrontato il Catania. Questa squadra l’ho seguita sempre, anche da lontano, e domenica sicuramente sarà una gran bella emozione, per me, riabbracciare il Cibali. Ma lo farò da presidente della Vibonese e soprattutto da avversario, per cui mi auguro di poter strappare un risultato utile. Al Catania – conclude Pippo Caffo – auguro le migliori fortune, ma a partire dalla gara successiva». Si realizza un sogno, allora. E il re dei liquori, ne siamo certi, domenica prossima si siederà su quella panchina, per un attimo chiuderà gli occhi e tornerà bambino. Sognerà di essere ancora un ragazzino di Santa Venerina che va al Cibali a seguire la sua squadra del cuore. In un attimo gli passerà davanti buona parte della sua vita, fatta di successi un po’ ovunque, ma anche di sacrifici, di lavoro e di rinunce. E quando riaprirà gli occhi capirà che il sogno si è realizzato. Pippo Caffo è tornato nel “suo” stadio con la sua Vibonese. “Clamoroso al Cibali”!

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