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Il parterre alla presentazione della Tappa del Giro d'Italia Mileto-Camigliatello Silano

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MILETO – «Sarà un momento importante per la nostra città e la nostra comunità, un sogno che si realizza».

Con queste parole Mimmo Bulzomì, per molti la quint’essenza del ciclismo a Mileto, in Provincia di Vibo Valentia e nell’intera regione Calabria, ha salutato la fissazione della partenza da Mileto della settima tappa del Giro l’Italia in programma il prossimo 15 maggio 2020 (LEGGI LA NOTIZIA).

Davanti ad un pubblico ricco di appassionati e rappresentanti delle istituzioni e introdotto e moderato da una delle voci storiche del giornalismo sportivo italiano, Giorgio Martino, Bulzomì ha presentato la realizzazione di un sogno che, per sua stessa ammissione, ha radici lontane.

Il ciclismo è entrato nella vita di Bulzomì ormai quaranta e più anni fa quando assieme ad altri amici e appassionati ha creato «la prima società ciclistica calabrese poi diventata lo Sporting Club», una realtà capace di realizzare «la prima corsa a tappe in Calabria» e la Sei giorni del Sole, la corsa per dilettanti divenuta un appuntamento internazionale cui hanno preso parte astri nascenti del ciclismo poi diventati campioni delle due ruote, uno su tutti Marco Pantani. Adesso è arrivata questa partenza di tappa che il gruppo guidato da Bulzomì ha perseguito fin da tre anni fa quando è nato il comitato civico ad hoc presieduto dal vescovo Luigi Renzo.

E proprio il vescovo Renzo, presente assieme al sindaco Salvatore Fortunato Giordano e a diverse altre autorità, ha riconosciuto come «l’entusiasmo di Bulzomì è coinvolgente. La partenza di Tappa sarà un momento importante ed esaltante».

Concetto ribadito anche da Sergio Raimondo, rappresentante del prefetto e a suo tempo commissario prefettizio alla guida della città che durante il proprio mandato ha dato il via alla candidatura di Mileto quale sede della partenza della Tappa, che ha aggiunto che «la realtà miletese ha dimostrato una grande voglia di riscatto e merita questa partenza del Giro d’Italia».

Presente all’appuntamento anche la Regione Calabria per il tramite di Pino Abate, che ha portato i saluti del governatore Mario Oliverio assente per impegni sopravvenuti, e che ha ricordato come la presenza del Giro d’Italia sia «una grande opportunità per l’intera regione oltre che per i comuni direttamente interessati».

Grande soddisfazione e gratitudine è stata poi espressa dal sindaco della città. Salvatore Fortunato Giordano non ha mancato, inoltre, di ricordare i tanti aspetti positivi che esistono a Mileto e i motivi per cui la città merita di essere conosciuta nel mondo citando la diocesi ma anche la figura di Natuzza Evolo, il parco archeologico e il museo statale. Il tutto per poi concludere chiarendo che «noi abbiamo immediatamente colto l’opportunità di avere una partenza del Giro d’Italia perché noi l’abbiamo vista proprio così, come una opportunità per la città».

All’appuntamento era presente anche il sindaco di Spezzano Sila nel cui territorio si trova Camigliatello Silano punto di arrivo della Tappa. Il primo cittadino Salvatore Monaco ha ribadito come «fino a maggio le nostre due città saranno unite nel segno del Giro d’Italia che è una grande opportunità per valorizzare e promuovere il territorio».

Prima della conclusione, affidata al campione Francesco Moser, è intervenuto anche don Mimmo Dicarlo, parroco della Cattedrale ma anche fermo sostenitore dell’iniziativa che ha ricordato come «il ciclismo è fraternità e amicizia».

A chiudere la presentazione della tappa, prima del passaggio alla consegna di targhe e maglie commemorative, è stato Francesco Moser che ha ricordato come spesso sia stato presente in Calabria, anche su invito dello stesso Bulzomì, aggiungendo poi una serie di aneddoti e ricordi: «È sempre bello – ha dichiarato Moser – passare da queste parti e mi piacerebbe che ci fossero tanti corridori calabresi nel gruppo, qualcuno c’è stato ma non è facile dare continuità». Inoltre, Moser ha evidenziato come ultimamente il ciclismo in Italia stia vivendo un momento difficile, non in relazione ai ciclisti di qualità, sempre molto presenti, ma piuttosto per la mancanza di squadre italiane facenti parti del world tour «e questo – ha detto – ciclisticamente parlando è un danno».

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