X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

AVELLINO- Non è ancora il momento dell’arrivo dell’Esercito nella città di Avellino e, contestualmente, nemmeno dell’utilizzo dei soldati in servizio al 232° Reggimento Trasmissioni dell’ex Caserma Berardi.
Sono quasi 800 le unità agli ordini del Colonnello Gianluca Zulini che, a rotazione, forniscono generalmente in tutti i teatri internazionali, tra chi Kosovo, Libano e Afghanistan , mentre altri reparti presidiano il territorio nazionale attraverso “Strade sicuro”.
Da inizio marzo, invece, un altro reparto è già in missione in alcuni comuni del Nord Italia messi in ginocchio dal coronavirus.
La testimonianza arriva da Angela Iuliano, giovane ufficiale medico dell’esercito, effettivo presso il 232° Reggimento trasmissioni di Avellino, da alcune settimane impegnato nella zona rossa del Comune di Casalpusterlengo, in provincia di Lodi.
Attraverso le telecamere di Sky, racconta la sua esperienza: “Con i colleghi dell’areonautica, marina e Carabinieri offriamo sostegno ospedaliero e territoriale dai primi di Marzo – spiega in diretta a SkyTg24 la dottoressa di origini salernitane- Nello specifico mi sto occupando di medicina generale e continuità assistenziale, primo intervento ma anche in orari pomeridiani lavorando nelle RSA (strutture non ospedaliere, ma comunque a impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di un’ articolata assistenza sanitaria”.
Una attività, quella del personale dell’Esercito italiano, resasi necessaria in alcuni comuni del Nord che, come nel lodigiano, hanno perso medici a causa del coronavirus, mentre altri sono ancora ammalati. Eppure il soldato ufficiale medico Iuliano racconta di come Lodi, dopo la primissima emergenza, sia diventato un esempio virtuoso: “ Le misure restrittive adottate vengono recepite come si deve da pazienti con patologie meno gravi che restando a casa non hanno alzato ulteriormente il coefficiente di difficoltà del nostro lavoro”.
Infine l’ammissione di aver avuto alcuni momenti di scoramento, ma poi gli episodi che subito rimotivano l’animo: “Il figlio di una collega, malato terminale, ha espresso e coronato il desiderio di incontrare le forze armate, sognando da sempre di fare il soldato. l suo coraggio e quello di tutte le persone che come lui soffrono sono la più grande iniezione di forza e coraggio per continuare a lottare”.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE